Con questa discussione vorrei provare a spiegare, fare chiarezza su alcune dinamiche fondamentali del mondo vegetale, sopratutto a chi si sta avvicinando al mondo della cannabis ma anche alla coltivazione in generale, vuoi che siano fragole o sequoie.
Negli anni ho spesso notato che una buona parte di coltivatori, si affida ad una miriade di prodotti più o meno efficaci, senza comprenderne davvero la loro funzione. Nel contempo ho notato e spesso noto ancora, una mancanza di informazione sulle dinamiche biologiche basilari che riguardano la nostra amata pianta e con lei anche la stragrande maggioranza delle altre specie vegetali esistenti su questo pianeta.
Per cui, questo piccolo scritto si pone l’obiettivo di spiegare sommariamente e sottolineare l’importanza di alcune funzioni biologiche della pianta e cosa fare per favorirle al meglio.
Iniziamo parlando del funzionamento base di una pianta, senza scendere troppo nel dettaglio:
Una pianta è un organismo biologico, il cui scopo primario è quello di trasformare ciò che è inorganico (materia non vivente: ad esempio minerali/metalli) in materia organica (ad es: foglie/frutti/semi/fiori/cannabinoidi etc…) sfruttando fondamentalmente un solo meccanismo, ovvero la fotosintesi clorofilliana.
Tutto ciò fa parte e corrisponde a ciò che definisco metabolismo, che varia da specie a specie, e anche da individuo ad individuo appartenenti alla stessa specie e allo stesso cultivar.
Per una pianta, fare ciò che ho appena scritto, è intrinseco nella sua natura. Le informazioni per fare tutto ciò, risiedono in ciò che chiamiamo DNA.
Come tutti sappiamo, ogni DNA è diverso, non ne esistono due identici, per cui alla base di ciò che una pianta diventerà vi è l’informazione base contenuta nel suo DNA.
Ma il DNA non è il solo fattore chiave ad influenzare il metabolismo di una pianta. Un ruolo fondamentale, oltre a quello del DNA, è quello che giocano le condizioni ambientali. Ogni singolo fattore influenza la crescita di un essere vivente, alcuni di più, alcuni di meno.
Per cui, riassumendo, il DNA e i fattori ambientali, sono i diretti e unici responsabili del metabolismo di una pianta, qualunque essa sia, che sia una pianta carnivora o un ulivo.
Perché il concetto di metabolismo è così importante da comprendere? Perché favorendolo si ottimizzano le funzioni biologiche della pianta. Tutto ciò che ci serve per avere ottimi risultati.
Ritorniamo per un attimo al primo aspetto che caratterizza il metabolismo di una pianta, ovvero il DNA.
Spesso non si riesce bene a comprendere il valore intrinseco dell’informazione che un singolo seme si porta dietro, perché non la si vede. Voglio qui dare risalto all’importanza della genetica:
Per avere ottimi risultati è importante lavorare con genetiche di qualità, selezionate da anni da appassionati del settore.
Nei secoli passati, i migliori giardinieri reali, i migliori contadini, o i migliori osservatori, hanno selezionato, incrociato, testato numerose varianti della stessa specie, al fine di ottenere l’individuo migliore per gli scopi prefissati. I nostri supermercati sono ormai pieni di ottimi frutti, verdura etc… ognuno di questi è il frutto di un lavoro di selezione, per dare al consumatore finale un’arancia che sia gustosa, profumata e con la buccia sottile ad esempio.
Questo accade per la stragrande maggioranza di vegetali in commercio. Per altri ad esempio l’intervento umano è stato limitato alla propagazione di ciò che la natura aveva già creato, come per l’avocado di Haas, che prende il nome della persona che scoprì quell’albero dai frutti spettacolari, ne riconobbe le qualità differenti dagli altri avocado e godendo dei vantaggi economici della sua scoperta, lo condivise con il resto dell’umanità. Oggigiorno lo si trova praticamente in tutto il mondo (ovviamente solo nei paesi che possono permettersi l’importazione o nei paesi produttori)
L’importanza del DNA non è mai da sottovalutare, anzi, è il primo fattore da considerare prima di avviare qualsiasi coltivazione. Moltissime aziende oggigiorno lavorano nel settore della selezione e ibridazione. A partire dagli asparagi e la vite (come avviene in Italia) ad arrivare alle orchidee (come avviene a Singapore).
Una volta la selezione la si faceva sul campo, il pollice verde era essenziale, i tempi erano diversi. Oggigiorno la selezione, la creazione di nuovi ibridi etc. avviene in laboratorio, al fine di ottimizzare i risultati, abbreviare i tempi etc… ma il discorso di base è identico. Selezionare ciò che la natura ci offre.
Per continuare il discorso sul DNA, inserendolo nel contesto della nostra pianta preferita, la domanda principale che un coltivatore dovrebbe farsi è: cosa voglio ottenere dal mio cultivo? Punto alla qualità del fiore? alla maggiore presenza di THC o di CBD? E’ più importante per me ottenere un raccolto elevato, oppure ottenere un raccolto magari minore ma con un profumo, un aroma, un gusto in fumata migliore? Voglio delle piante molto vigorose o voglio delle piante magari meno vigorose ma più stabili fenotipicamente?
Ogni seme ha il suo DNA, ogni strain ha le sue peculiarità. Esistono ottimi ibridi che coniugano molti dei migliori aspetti della cannabis, ma per forza di cose non esiste uno strain che sia migliore in assoluto sotto tutti i punti di vista. Per cui, sapere ciò che si vuole ottenere è importante per non ritrovarsi delusi a fine fioritura.
Conoscere lo strain che si sta per coltivare è di fondamentale importanza per prevede i risultati.
Per fare un banale esempio, se voglio delle piante viola, possa comprare dei semi di PakistanCitralKush, selezionati per molteplici generazioni (suppongo) al fine di ottenere piante che mostrassero il viola in buona percentuale, rendendo manifesto un carattere solitamente recessivo del DNA della cannabis, che resta latente e si manifesta poco in natura.
Se compro quei semi però, posso aspettarmi tranquillamente uno scarso vigore, un metabolismo basso, fiori di media qualità, tutti caratteri che la genetica rende manifesti a causa della selezione del carattere viola. Per il breeder, il carattere da selezionare era il viola in primis e purtroppo altri caratteri ‘’vincenti’' sono venuti meno.
Riassumendo, la prima cosa da fare per avere ottimi risultati è coltivare la giusta genetica. Una buona tecnica è informarsi su internet, cercare report di chi ha già coltivato quello strain, usare seed finder per capire meglio la genealogia, o ancor meglio conoscere direttamente i genitori. Una volta fatto ciò e scelto lo/gli strain che si vuole coltivare, si piantano tutti i semi (più sono e meglio è), si prende cloni da tutti, e li si fa fiorire.
Dal gruppo iniziale di 10/20/100 o più individui, si selezioneranno solo ed esclusivamente i migliori. Quelli che mostrano maggiormente le caratteristiche migliori che stiamo ricercando o che più ci piacciono. A questo punto avremo delle ‘’mamme’’ da cui prendere cloni, di cui siamo certi che la qualità finale sia corrispondente a ciò che cerchiamo o che comunque ci si avvicini maggiormente.
Fare tutto ciò è più semplice di quanto si possa pensare, non serve molta attrezzatura e la spesa è esigua. Viceversa i risultati sono molto importanti. E’ una delle cose migliori che un coltivatore possa fare, selezionare la o le piante migliori, e mantenerle in vegetativa per prendere cloni quando se ne ha necessità.
Direi che per quanto riguarda il DNA, anche se sommariamente, dei punti chiave sono venuti fuori, ora passiamo al secondo fattore essenziale per una riuscita ottimale di qualsiasi coltivazione, ovvero le condizioni ambientali.
Negli anni ho spesso notato che una buona parte di coltivatori, si affida ad una miriade di prodotti più o meno efficaci, senza comprenderne davvero la loro funzione. Nel contempo ho notato e spesso noto ancora, una mancanza di informazione sulle dinamiche biologiche basilari che riguardano la nostra amata pianta e con lei anche la stragrande maggioranza delle altre specie vegetali esistenti su questo pianeta.
Per cui, questo piccolo scritto si pone l’obiettivo di spiegare sommariamente e sottolineare l’importanza di alcune funzioni biologiche della pianta e cosa fare per favorirle al meglio.
Iniziamo parlando del funzionamento base di una pianta, senza scendere troppo nel dettaglio:
Una pianta è un organismo biologico, il cui scopo primario è quello di trasformare ciò che è inorganico (materia non vivente: ad esempio minerali/metalli) in materia organica (ad es: foglie/frutti/semi/fiori/cannabinoidi etc…) sfruttando fondamentalmente un solo meccanismo, ovvero la fotosintesi clorofilliana.
Tutto ciò fa parte e corrisponde a ciò che definisco metabolismo, che varia da specie a specie, e anche da individuo ad individuo appartenenti alla stessa specie e allo stesso cultivar.
Per una pianta, fare ciò che ho appena scritto, è intrinseco nella sua natura. Le informazioni per fare tutto ciò, risiedono in ciò che chiamiamo DNA.
Come tutti sappiamo, ogni DNA è diverso, non ne esistono due identici, per cui alla base di ciò che una pianta diventerà vi è l’informazione base contenuta nel suo DNA.
Ma il DNA non è il solo fattore chiave ad influenzare il metabolismo di una pianta. Un ruolo fondamentale, oltre a quello del DNA, è quello che giocano le condizioni ambientali. Ogni singolo fattore influenza la crescita di un essere vivente, alcuni di più, alcuni di meno.
Per cui, riassumendo, il DNA e i fattori ambientali, sono i diretti e unici responsabili del metabolismo di una pianta, qualunque essa sia, che sia una pianta carnivora o un ulivo.
Perché il concetto di metabolismo è così importante da comprendere? Perché favorendolo si ottimizzano le funzioni biologiche della pianta. Tutto ciò che ci serve per avere ottimi risultati.
Ritorniamo per un attimo al primo aspetto che caratterizza il metabolismo di una pianta, ovvero il DNA.
Spesso non si riesce bene a comprendere il valore intrinseco dell’informazione che un singolo seme si porta dietro, perché non la si vede. Voglio qui dare risalto all’importanza della genetica:
Per avere ottimi risultati è importante lavorare con genetiche di qualità, selezionate da anni da appassionati del settore.
Nei secoli passati, i migliori giardinieri reali, i migliori contadini, o i migliori osservatori, hanno selezionato, incrociato, testato numerose varianti della stessa specie, al fine di ottenere l’individuo migliore per gli scopi prefissati. I nostri supermercati sono ormai pieni di ottimi frutti, verdura etc… ognuno di questi è il frutto di un lavoro di selezione, per dare al consumatore finale un’arancia che sia gustosa, profumata e con la buccia sottile ad esempio.
Questo accade per la stragrande maggioranza di vegetali in commercio. Per altri ad esempio l’intervento umano è stato limitato alla propagazione di ciò che la natura aveva già creato, come per l’avocado di Haas, che prende il nome della persona che scoprì quell’albero dai frutti spettacolari, ne riconobbe le qualità differenti dagli altri avocado e godendo dei vantaggi economici della sua scoperta, lo condivise con il resto dell’umanità. Oggigiorno lo si trova praticamente in tutto il mondo (ovviamente solo nei paesi che possono permettersi l’importazione o nei paesi produttori)
L’importanza del DNA non è mai da sottovalutare, anzi, è il primo fattore da considerare prima di avviare qualsiasi coltivazione. Moltissime aziende oggigiorno lavorano nel settore della selezione e ibridazione. A partire dagli asparagi e la vite (come avviene in Italia) ad arrivare alle orchidee (come avviene a Singapore).
Una volta la selezione la si faceva sul campo, il pollice verde era essenziale, i tempi erano diversi. Oggigiorno la selezione, la creazione di nuovi ibridi etc. avviene in laboratorio, al fine di ottimizzare i risultati, abbreviare i tempi etc… ma il discorso di base è identico. Selezionare ciò che la natura ci offre.
Per continuare il discorso sul DNA, inserendolo nel contesto della nostra pianta preferita, la domanda principale che un coltivatore dovrebbe farsi è: cosa voglio ottenere dal mio cultivo? Punto alla qualità del fiore? alla maggiore presenza di THC o di CBD? E’ più importante per me ottenere un raccolto elevato, oppure ottenere un raccolto magari minore ma con un profumo, un aroma, un gusto in fumata migliore? Voglio delle piante molto vigorose o voglio delle piante magari meno vigorose ma più stabili fenotipicamente?
Ogni seme ha il suo DNA, ogni strain ha le sue peculiarità. Esistono ottimi ibridi che coniugano molti dei migliori aspetti della cannabis, ma per forza di cose non esiste uno strain che sia migliore in assoluto sotto tutti i punti di vista. Per cui, sapere ciò che si vuole ottenere è importante per non ritrovarsi delusi a fine fioritura.
Conoscere lo strain che si sta per coltivare è di fondamentale importanza per prevede i risultati.
Per fare un banale esempio, se voglio delle piante viola, possa comprare dei semi di PakistanCitralKush, selezionati per molteplici generazioni (suppongo) al fine di ottenere piante che mostrassero il viola in buona percentuale, rendendo manifesto un carattere solitamente recessivo del DNA della cannabis, che resta latente e si manifesta poco in natura.
Se compro quei semi però, posso aspettarmi tranquillamente uno scarso vigore, un metabolismo basso, fiori di media qualità, tutti caratteri che la genetica rende manifesti a causa della selezione del carattere viola. Per il breeder, il carattere da selezionare era il viola in primis e purtroppo altri caratteri ‘’vincenti’' sono venuti meno.
Riassumendo, la prima cosa da fare per avere ottimi risultati è coltivare la giusta genetica. Una buona tecnica è informarsi su internet, cercare report di chi ha già coltivato quello strain, usare seed finder per capire meglio la genealogia, o ancor meglio conoscere direttamente i genitori. Una volta fatto ciò e scelto lo/gli strain che si vuole coltivare, si piantano tutti i semi (più sono e meglio è), si prende cloni da tutti, e li si fa fiorire.
Dal gruppo iniziale di 10/20/100 o più individui, si selezioneranno solo ed esclusivamente i migliori. Quelli che mostrano maggiormente le caratteristiche migliori che stiamo ricercando o che più ci piacciono. A questo punto avremo delle ‘’mamme’’ da cui prendere cloni, di cui siamo certi che la qualità finale sia corrispondente a ciò che cerchiamo o che comunque ci si avvicini maggiormente.
Fare tutto ciò è più semplice di quanto si possa pensare, non serve molta attrezzatura e la spesa è esigua. Viceversa i risultati sono molto importanti. E’ una delle cose migliori che un coltivatore possa fare, selezionare la o le piante migliori, e mantenerle in vegetativa per prendere cloni quando se ne ha necessità.
Direi che per quanto riguarda il DNA, anche se sommariamente, dei punti chiave sono venuti fuori, ora passiamo al secondo fattore essenziale per una riuscita ottimale di qualsiasi coltivazione, ovvero le condizioni ambientali.