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Ciò che non vedi nei tg

the pen

Dissidente
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Mh wolv dove hai letto che non c'ero?
In ogni caso io credo che ci siano categorie di persone che in piazza non ci possono scendere, ma non è per questo che poi valgono meno di chi partecipa attivamente. Persone differente abili, malati o sofferenti di varie patologie, chi ha solo quella giornata di lavoro in una settimana o purtroppo troppi altri motivi sia lavorativi che personali. Non è detto che tutti possano scendere in piazza, è utile e magari necessario che diano il loro supporto e adesione. Lodavo invece la determinazione di molti ragazzi, perchè a differenza di tante generazioni precedenti, la loro non veniva da posizioni ideologiche o esistenziali, ma dal dire non ci stiamo e ve la faremo faticare tutta.
Ciao
 

blueschato

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Taglio netto ai contributi
in pericolo le riserve naturali



In ginocchio 73 siti naturalistici siciliani.Territori protetti fino a oggi dalla criminalità, dall''abusivismo e dai cacciatori di frodo. In due anni la Regione ha ridotto i fondi del 70%. Novanta lavoratori delle associazioni ambientaliste, che prestano servizio nelle aree, senza stipendio da luglio. Domani la protesta davanti all'Assemblea regionale di PAOLO CASICCI

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Fenicotteri nell'oasi di Vendicari (Siracusa)
(foto Alfio Consiglio)

DALLE Saline di Trapani, sottratte al bracconaggio e a ogni genere di speculazione, a Torre Salsa, la spiaggia nell'Agrigentino salvata dal progetto di un villaggio turistico, passando per Monte Pellegrino e Capo Rama, nel Palermitano, e Vendicari, a Siracusa. Rischiano di chiudere i battenti, le riserve naturali siciliane. Un taglio netto ai contributi della Regione per 73 siti naturalistici di rara bellezza mette in ginocchio aree uniche al mondo. E apre al rischio di nuovi assalti a porzioni di territorio che sembravano ormai al riparo dall'abusivismo e dai cacciatori di frodo.

"È il contributo della Sicilia all'anno mondiale della biodiversità" accusano, con sarcasmo, Angelo Dimarca di Legambiente e Giacinto Milazzo, coordinatore dei novanta lavoratori delle riserve che prestano servizio per conto di associazioni ambientaliste. A rischiare di più sono proprio le ventisei riserve gestite per la Regione da sigle storiche come Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers... Tutte associazioni che si sono già viste ridurre il contributo regionale del 40% e che, nel 2011, lo vedranno diminuire di un altro 30%.

"Tra un anno - punta il dito Dimarca - saremo passati dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 a un milione e mezzo scarso. Una somma che non basta neanche lontanamente a tenere in vita le riserve, a respingere le azioni 'di disturbo' o a fronteggiare il vandalismo". Ma già oggi l'attività di gestione è alla paralisi: "Le visite guidate come la
sorveglianza - spiega Dimarca- le iniziative di sensibilizzazione e di educazione ambientale e la valorizzazione dei territori, la conservazione degli ambienti naturali e la divulgazione naturalistica. Eppure, la Regione potrebbe attingere a 140 milioni di fondi europei previsti per questi scopi, ma nessuno, negli uffici competente, lavora a progetti specifici".

I primi a fare le spese dei tagli, varati dalla giunta del presidente autonomista Raffaele Lombardo, sono stati i novanta dipendenti delle associazioni, che non percepiscono gli stipendi da luglio. E che domani protesteranno, per la quinta volta nel giro di un mese, davanti alla sede dell'Assemblea regionale, chiedendo una serie di emendamenti per salvare le oasi e i posti di lavoro. Dalla loro parte, una ventina di esperti e accademici di tutte le discipline naturalistiche, autori di un appello alle istituzioni locali: "Le riserve naturali gestite dalle associazioni ambientaliste sono già a un passo dalla chiusura per mancanza di fondi; eppure hanno garantito in questi anni importanti risultati in diversi settori, e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti difficili", scrivono.

Nella vicenda non mancano i paradossi. "Per esempio - fa notare il presidente di Legambiente Sicilia Mimmo Fontana - quello della società regionale Biosphera, cui l'assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni per effettuare lavori nelle stesse aree protette che rischiano la chiusura. Per salvare le ventisei riserve basterebbero 1,7 milioni, meno del contributo per Biosphera".

"Quasi sempre, dietro alla nascita di una riserva - aggiunge Anna Giordano del Wwf, Goldman Environmental Prize (il "Nobel" dell'ambiente) nel '98 - c'è una storia di contrasto alla criminalità. Dalle Saline di Trapani, preda di bracconieri e speculazioni varie, a Capo Rama, dove il riconoscimento regionale ha bloccato lottizzazioni e discariche. Un passo indietro della Regione significherebbe far tornare in pista mafie e abusi".
 

Wolv

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Buone notizie per l'anno nuovo...da:
http://senzafrontiere.noblogs.org/
Il 30 novembre il governo ha emanato il decreto flussi per il 2011. Il decreto autorizza oltre 80mila ingressi – di cui circa 50mila per lavoratori subordinati provenienti da paesi che hanno accordi di cooperazione in materia migratoria con l’Italia – e permetterà la conversione di 12mila permessi di soggiorno, rilasciati ad altro titolo, in permessi per lavoro.
Il decreto flussi è una sanatoria mascherata. Nel nostro paese entri regolarmente se hai già in tasca il contratto di lavoro, ma nessuno entra così, perché nessun padrone ti prende senza averti mai visto. Nel 2010 non arriverà nessuno, se non quelli che riusciranno a sbarcare da una carretta, o a fingersi studenti o turisti. Gli altri, quelli del decreto, sono già qui. Lavorano in nero nei cantieri, nelle officine, nei campi. Chi trova un padrone disposto a regolarizzarlo – purché ovviamente si paghi le spese -presenta la domanda. Poi parte l’attesa. Possono passare mesi e mesi prima di ottenere il nulla osta. A questo punto basta uscire dall’Italia in punta di piedi, clandestinamente, ti rechi all’ambasciata italiana nel tuo paese dove ritiri il documento che ti consentirà di (ri)entrare da regolare. Una sceneggiata tanto stupida quanto volgare.
Così il governo mantiene intatta la propria immagine da duro contro i clandestini. Il prezzo, in soldi, tempo, rischi lo pagano gli immigrati.
Il governo Berlusconi, che sul contrasto all’immigrazione ha fondato una parte non trascurabile delle sue fortune, per quasi tre anni si è ben guardato dal fare il decreto flussi, ossia di indicare, come prescrive la legge, il numero di immigrati che possono entrare regolarmente in Italia nell’anno successivo.
Val la pena di chiedersi come mai, proprio quest’anno – nonostante la crisi – il governo abbia fatto il decreto. Una scelta strana per un governo che rischia di dover chiudere in anticipo la sua avventura e che si presenterà alle urne, sbandierando la propria inflessibilità.
L’autunno appena trascorso non è stato un autunno come gli altri. Gli immigrati vittime della sanatoria riservata colf e badanti del settembre 2009 hanno alzato la testa. La lotta il cui emblema resta la gru di Brescia ha attraversato le comunità migranti del paese, mettendo in difficoltà il governo, perché, per la prima volta, gli immigrati sono riusciti a rompere il clichè mediatico che li dipinge come clandestini, delinquenti, pericolosi. Un lavoratore che vuole il pezzo di carta per mettersi a posto riesce a catalizzare intorno alla propria lotta un ampio consenso. Il governo ha risposto con la violenza, le deportazioni, la caccia all’uomo, per stroncare sul nascere un movimento che stava crescendo.
Chi ci governa è un criminale ma non uno stupido. La crisi ha colpito duro e non ha risparmiato le comunità migranti, mettendo sul lastrico famiglie che vivono in Italia da anche da molti anni. In tanti hanno perso il lavoro e, con il lavoro, la possibilità stessa di rimanere qui. La clandestinità ha investito così anche gente convinta di aver finalmente afferrato l’effimera sicurezza del permesso.
Una polveriera. Un decreto flussi emanato in sordina è un modo per accorciare la miccia destinata a farla esplodere.

:wave:
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Smart drugs, maxisequestro in tutta Italia: 9 arresti. Erboristerie nel mirino dei Nas

Un maxi-sequestro dei carabinieri dei Nas ha portato a 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 122 perquisizioni in smart shop ed erboristerie in tutta Italia e al sequestro preventivo dell'azienda Tessier-Ashpool di Peschiera Borromeo (Milano). Nel mirino dei militari le 'smart drugs', le cosiddette 'droghe furbe' tra le quali spiccano deodoranti per ambienti ed erbe che vengono "triturate e inalate soprattutto dagli adolescenti", spiega durante una conferenza stampa a Roma il vice comandante dei Nas Antonio Amoroso.
L'operazione dei Nas, ancora in corso, ha portato al sequestro di un laboratorio di produzione clandestino di sostanze psicotrope di sintesi; 3 tonnellate di 'erbe'; 20 mila deodoranti per ambienti contenenti cannabinoide sintetico; 30 kg di allucinogeno e 100 kg di cannabis che, una volta raffinata e immessa sul mercato, avrebbe fruttato 4 milioni di euro circa.
L'operazione, hanno inoltre reso noto i Nas, ha portato all'arresto di altre due persone, grazie all'attivita' condotta anche attraverso intercettazioni telefoniche che hanno coinvolto, oltre all'Italia, anche Olanda ed Europa dell'Est.
Un ruolo da protagonista nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti sgominato spetta poi alla Rete, il 'mercato' a cui i giovanissimi attingevano per procurarsi le droghe furbe nel mirino dei Nas. A far scattare l'operazione 'Profumo di droga' il ricovero in gravi condizioni di un giovane napoletano per un'intossicazione acuta. Il ragazzo aveva assunto una sostanza tossica contenuta all'interno di un profumatore per ambiente.
I successivi esami di laboratorio dell'azienda ospedaliera Federico II di Napoli hanno consentito di individuare una molecola psicoattiva definita dagli addetti ai lavori JWH-018, "venti volte - spiegano i Nas - piu' potente alla cannabis naturale e per questo altamente pericolosa, soprattutto se assunta in eta' adolescenziale".
"Quel che preoccupa di piu' - spiega Amoroso - e' che prodotti apparentemente innocui e venduti in esercizi in regola, addirittura erboristerie, nascondano in realta' delle insidie che i genitori possono facilmente sottovalutare, inconsapevoli dell'uso che i ragazzi ne fanno. Si tratta di un'insidia subdola e camuffata che puo' mettere seriamente in pericolo la loro salute".
 

Wolv

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Vi lascio con un bell'editoriale:
http://www.tijuanaproject.it/artico...-best-is-yet-to-come-ora-costruiamo-il-futuro

Ieri la riforma è stata votata in senato in diretta televisiva, in un'aula rimasta semivuota durante le dichiarazioni di voto. Ancora una volta le immagini televisive dipingono uno scenario surreale di difficile interpretazione, con un PD che inspiegabilmente accetta il compromesso con il governo: “non faremo ostruzionismo ma in cambio parliamo dei contenuti”. Non si capisce di quali contenuti si dovrebbe parlare dopo due anni di passaggi parlamentari della riforma, e proprio ora che il rinvio dell'approvazione, grazie ai cavilli burocratici e alla protesta, stava diventando possibile. E quindi via libera alla passerella televisiva! Altro dato da registrare, lo sfaldamento del fantomatico terzo polo alla prima prova sul campo: accordo sostanziale con la riforma, poi schizofrenici distinguo sulla scelta tra astensione e voto favorevole. Parallelamente un’insistenza morbosa sull'importanza del “dialogo con gli studenti” (per qualcuno “i giovani”) in modo da “isolare i violenti”, come se l'importante non fosse ciò che gli studenti vogliono (il ritiro della riforma), ma quello che fanno. L'importante è non turbare la calma artificiale che si respira in un paese in crisi, è vivere serenamente il classico natale coi regali, l'albero, le luminare e la felicità, l’importante è che in tv la rabbia non rubi spazio ai cinepanettoni.

E' passata più di una settimana dal 14 Dicembre, ma il ricordo è ancora vivo ed è il momento d’interpretarlo per potergli assegnare un posto adeguato nei libri di storia. Anche qui le immagini televisive sono spiazzanti, diventando a freddo preda dei più esagitati commentatori, alla ricerca disperata di paragoni col passato per creare i nuovi mostri del presente.

Tanti resoconti e commenti sul 14 Dicembre sono stati scritti e letti. Da chi c'era e ora sente la voglia di sfondare altri muri, di creare la narrazione di una giornata già diventata simbolo di una generazione. Da chi non c'era e ci sarebbe voluto essere. Da chi non c'era e ha subito voluto dare giudizi e consigli: il Saviano di turno che dopo il 14 scopre improvvisamente che c'è una riforma dell'università, sulla quale continua a non esprimere giudizi di merito, arrogandosi tuttavia il diritto della predica: ragazzi fate questo e non quello; così vi conviene e così no...
Per ora teniamoci le narrazioni e liquidiamo le prediche, se non altro perchè dalla nostra abbiamo il fatto incontrovertibile che chi dice che il 14 è stato un male, prima del 14 non ci aveva cagato nemmeno di striscio...

Il 14, comunque lo si interpreti, è una giornata che rompe la linearità della storia. Che ci dice che la storia non è finita, perchè sta emergendo con radicalità l'effetto della crisi sulle tasche, producendo un vero mutamento antropologico, mettendo in luce l’esistenza di una nuova specie precaria, a cui è ormai chiaro che questo modello di sviluppo e la gestione globale della crisi non riescono a dare risposte a tutto. In tutta Europa è emerso un “fuori” sul quale le mediazioni non funzionano e i riformismi falliscono. Se invece di rinvangare i movimenti del passato gettiamo uno sguardo verso Atene e Londra, se riflettiamo sugli ultimi due anni di conflitti, che dalla difesa dei saperi sconfinano nella riflessione sulla crisi, ci possiamo ben rendere conto di non essere di fronte a fuochi di paglia.
Guardiamo all'Italia: il giorno del passaggio della riforma alla Camera, in serata, ci trovavamo in migliaia lungo autostrade e stazioni, magari camminando intristiti sotto la pioggia. In altre epoche quel voto sarebbe stato una mazzata definitiva sul movimento, invece questa volta sono proseguite le occupazioni delle mense e dei teatri, e poi c’è stata Roma, e dopo Roma ancora cortei e azioni. Un dato su tutti, il cambiamento di atteggiamento dei cronisti : il Santoro prima di Roma, equilibrista, e quello post-14, che tiene botta a La Russa.

Guardiamo avanti allora, e per farlo imponiamoci una regola: di ciò che abbiamo fatto non contiamo i danni, ma solo i successi. E' un esercizio che ci fa bene, perchè questo percorso è frutto soltanto del nostro lavoro, della solitudine di una generazione che cresce nella socialità delle occupazioni e nella rabbia dei cortei. Che parla con il linguaggio della rete e si inventa nuovi codici di comunicazione, usa i social network per organizzarsi, è meticcia nella pelle e nei costumi.

Da oggi però è necessario un salto di qualità: se con le mobilitazioni abbiamo conquistato un riconoscimento, ora è arrivato il momento di costruire qualcosa di nuovo, di duraturo. Abbiamo dimostrato di saper agire con radicalità e intelligenza in piazza, di poter affrontare il dibattito mainstream rimanendo uniti nelle differenze, di sorprendere con idee nuove chiunque cercasse di paragonarci al passato.

Se veramente vogliamo farci carico delle responsabilità che la storia ci sfida ad affrontare, dobbiamo essere capaci di sostituire ad ogni istituzione marcia una che sia nostra. Dobbiamo tentare di dare continuità alle nostre reti di socialità, trasformandole in reti di solidarietà. Dobbiamo costruire l'autonomia a partire dall'alternativa.

In questo contesto emerge la necessità di inquadrare il significato della parola “precarietà”, per dare una forma alla “generazione P” di cui il movimento studentesco è solo una parte. La precarietà oggi è ontologica, innerva il lavoro e la vita: un contratto a tempo indeterminato non garantisce il futuro più di un assegno di ricerca, perchè anche l'operaio col posto fisso vive con lo spettro della cassa integrazione.

Per questo non ha senso cercare di confinare la precarietà entro singole mansioni. Come sta cambiando il concetto di lavoro, così deve cambiare il nostro modo di organizzarci e di esprimerci. Dobbiamo partire dalla consapevolezza di essere precari: una nuova coscienza di classe che supera le vecchie categorie. Precari dei servizi, dell'arte e dello spettacolo, dell'industria materiale e di quella cognitiva. Certamente troveremo alleanze più concrete in questa nuova composizione che non tra i docenti (c'è ancora qualcuno che li aspetta?) o tra i ricercatori strutturati, spariti un mese fa (a parte rare eccezioni) non appena ricevuto l'emendamento che li promuoveva in massa ad associati.

Valorizziamo le differenze: è dalle differenze che nascono le idee, è superando i confini dei nostri territori che potremo essere più forti per soddisfare i nostri bisogni: costruire un nuovo welfare, riappropriarci dei servizi, dalle mense alla mobilità, dei cinema, dell'arte! Ora è il momento di dire che la storia non è finita, e se vogliamo che tutti ci prendano sul serio non possiamo far altro che iniziare a scriverne una nuova...

PISA 24 dicembre 2010 - Tijuana Project

:wave:
 

pasqsn

GuerrillaLifestyle
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Sgomberato questa mattina il centro sociale SosFornace, situato nell'hinterland del capoluogo lombardo.
Era un luogo di ritrovo per molti giovani, dove si svolgevano svariate attività accessibili a tutti come i corsi di teatro, di giocoleria, cineforum, scuola di italiano per stranieri, e ovviamente tante good vibez! Inoltre è stata l'unica ad opporsi e a denunciare i progetti per la città-vetrina, in vista dell'expo2015!
Da questa sera comincerà il presidio al comune!
Liberate gli spazi pubblici!! La Fornace non si sgombera!!

http://www.youtube.com/watch?v=83yrWeeqsbw&feature=player_embedded


http://www.sosfornace.org/

EDIT: http://www.youtube.com/watch?v=thQ4q3Zf7Yc&feature=player_embedded
http://www.sosfornace.org/2010/12/2...etti-responsabile-di-questo-clima-si-dimetta/
 
O

OtrDub

schifo!

schifo!

ps: cmq, ringrazio chi Sia che abito in un paesello lontano lontano lontano in fondo al tacco, questi comportamenti da parte di chi ci dovrebbe proteggere non sono ammissibili. Cariche, spintoni, calci ecc, ma perche'? perche' in qualsiasi occasione in Italia si arriva sempre a manganellate? che palle vivere in questo paese
 

B.seed's

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cosa ci si può aspettare da un paese come il nostro? un paese in cui la libertà di parola ed espressione vengono censurati quotidianamente, dove chi cerca di integrarsi viene maltrattato e chi delinque lasciato fare... esistono centinaia di casi come questo che ci racconti e nessuno fa niente... che amarezza
frown.gif
 

blueschato

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Sgomberato questa mattina il centro sociale SosFornace, situato nell'hinterland del capoluogo lombardo.
Era un luogo di ritrovo per molti giovani, dove si svolgevano svariate attività accessibili a tutti come i corsi di teatro, di giocoleria, cineforum, scuola di italiano per stranieri, e ovviamente tante good vibez! Inoltre è stata l'unica ad opporsi e a denunciare i progetti per la città-vetrina, in vista dell'expo2015!
Da questa sera comincerà il presidio al comune!
Liberate gli spazi pubblici!! La Fornace non si sgombera!!

http://www.youtube.com/watch?v=83yrWeeqsbw&feature=player_embedded


http://www.sosfornace.org/



EDIT: http://www.youtube.com/watch?v=thQ4q3Zf7Yc&feature=player_embedded

Non mi toglie nessuno dalla testa che tutte le varie bombette carta dei giorni passati siano state messe dagli stessi che vogliono chiudere i centri sociali,il ragionamento è semplice per l'itagliano medio:centri sociali = anarchici,anarchici=terroristi,e cioè quelli che fanno casino nelle manifestazioni.E' tutta una farsa per convincere l'opinione pubblica che chi manifesta è gente da eliminare e controllare,anarchici contro il sistema,terroristi.
 

B.seed's

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è lo stesso ragionamento delle case farmaceutiche, prima inventiamo una malattia e dopo la cura... cosi lo stato crea dei movimenti anarchici e dopo li cancella per fare bella figura con il resto del popolo che ancora abbocca alle belle favole di tutti i giorni...
 

blueschato

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Ci tengono alla nostra salute...sissi........




http://wr.readspeaker.com/webreader...rilla/&title=Basilicata: amianto alla Barilla

Barilla di San Nicola di Melfi (foto di Gianni Lannes)

San Nicola di Melfi – Bentornati alla Barilla di San Nicola di Melfi: in loco alberga l’amianto cancerogeno da un quarto di secolo, anche se la pubblicità propina set artificiali, qui è possibile respirare fibre di asbesto a cielo aperto.
L’azienda parmense ha negato l’evidenza per ben due anni: «Tutto in regola, del materiale killer neanche l’ombra». Fino a quando la multinazionale alimentare non è stata smascherata definitivamente da una inchiesta giornalistica. Ora infatti ammette: «Solo 11.000 mq sono in materiale di cemento amianto in accordo con la normativa vigente non costituiscono pericolo per la salute delle persone e dell’ambiente». Tant’è che è in atto la cosiddettarimozione”: una manciata di operai senza protezione (tute, guanti, mascherine), vale a dire a mani nude, bonifica la lana delle salamandre.
Operai che procedono alla rimozione dell'amianto (foto di Gianni Lannes)

Mangia sano, torna alla natura e vivi meglio. «Dal 1975 Mulino Bianco è sinonimo di bontà e genuinità» recita la Barilla, in gran parte di proprietà (dal 1979) dei soci produttori e trafficanti di armi Anda-Bhurle.
Una panoramica fotografica a più riprese attesta la pericolosa presenza. Tranquilli, c’è chi salva le apparenze: la Giunta regionale, l’Azienda Sanitaria Locale e l’Arpab -enti di nomina partitica preposti sulla carta alla tutela della salute pubblica- certificano ad occhio che “è tutto a posto”. La Barilla prima nega l’evidenza friabile, ma poi autocertifica che “l’amianto è in ottima forma e non fa male”, salvo delegare per il lavoro sporco -contro i giornalisti- a base di censura intimidatoria l’avvocato Mariconda Vincenzo.
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Gli ondulati in fibro-cemento sul tetto della Barilla (foto di Gianni Lannes)

Gli ondulati in fibro-cemento, meglio noti come “eternit” – un micidiale impasto chimico di fibre di amianto (crisotilo) e cemento a lenta presa – sonnecchiano nell’impianto del marchio alimentare. Da un quarto di secolo l’asbesto alberga sulla testa di questo gioiello industriale in provincia di Potenza che sforna fette biscottate, biscotti da colazione, pasticceria, snack, pani morbidi, sfoglie, merende. C’è rischio sanitario per la salute dei lavoratori e degli ignari consumatori? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità «Per l’amianto non esiste un valore soglia al di sotto del quale non vi sia rischio per la salute umana».I danni sono “mesotelioma pleurico e dell’intestino, carcinoma del polmone, della laringe, dello stomaco e del colon, asbestosi, placche pleuriche”, argomenta Fernando D’Angelo, medico e presidente nazionale di Medicina democraticaLa caratteristica filamentosa è anche la causa della sua pericolosità, soprattutto quando si sfilaccia sotto forma di invisibili scaglie che penetrano nei tessuti corporei. L’amianto è un killer che uccide lentamente, anche dopo decenni. Basta un’inalazione per innescare neoplasie”.
A qualche centinaio di metri dallo stabilimento Barilla, sorge un mastodontico inceneritore della società nucleare francese Edf (dal 2001). La Fiat, a meno di 3 chilometri dalla città di Lavello -grazie a finanziamenti e agevolazioni statali- ha attivato, dal 1999, un cancrovalorizzatore, contro la volontà della popolazione locale.
L’inceneritore Fenice (foto di Gianni Lannes)

L’inceneritore Fenice, brucia a cielo aperto, puntualizzano le cifre ufficiali, «66 mila tonnellate l’anno di scorie» prodotte all’estero. Conseguenze epidemiologiche? Mai valutate dalla Regione. «I residui della combustione ammontano a 27 mila tonnellate annue» dichiara la Fiat. Si tratta di rifiuti letali iniettati nel suolo lucano e nel fiume Ofanto. L’altoforno industriale sputa sulla zona, dove operano aziende alimentari, agricole, zootecniche, turistiche e delle acque minerali, milioni di metri cubi di fumi nocivi. In uno studio di Luigi Notarnicola, docente dell’Università di Bari, emerge che «Le documentazioni tecniche disponibili non consentono di escludere effetti negativi sulla popolazione di Lavello e nell’intero territorio». Scrive il professor Notarnicola: «L’insediamento della Sata (Fiat, ndr) e della piattaforma Fenice porta un’immissione nell’atmosfera di oltre 12 milioni di metri cubi all’ora di fumi. Ai danni per la popolazione di Lavello associati all’inquinamento atmosferico vanno aggiunti quelli derivanti all’agricoltura fiorente in tutta la valle, dagli elevatissimi prelevamenti di acqua potabile». Emissioni oltre i limiti normativi di metalli pesanti, ossidi di azoto e diossine. Il presidente Guido Maria Barilla tace.

http://costruendo.lindro.it/2011/01/07/basilicata-amianto-alla-barilla/
 

blueschato

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La sindrome silenziosa


Sta accadendo qualcosa in Sardegna, qualcosa di grave che però non trova l’eco che meriterebbe. Le grandi fonti dell’informazione tacciono, ad esclusione di pochi piccoli casi; le personalità politiche figuriamoci. Ma il dramma che si sta vivendo a Quirra, la località sarda che ospita il poligono militare interforze tra le colline di Perdasdefogu e lo specchio di mare di Capo San Lorenzo, deve esser descritto bene, sebbene si rischi di toccare qualche nervo scoperto indagando su certi ambienti militari.
Pino Cabras su “Megachip” ha dato risalto al reportage di Paolo Carta pubblicato il 4 gennaio da “L’Unione Sarda”, in cui si parla della cosiddetta “sindrome di Quirra“: 40 civili e 23 militari sono morti per la leucemia, accompagnati da animali nati deformi e poi deceduti anch’essi per strane complicazioni. La causa: un disastro militare-ambientale che si consuma nella terra che fa da sfondo per la stragrande maggioranza delle esercitazioni militari italiane.
I primi a trattare la vicenda, e gliene va reso grande merito, son stati due scrittori molto interessati all’accaduto. Ne sono nati due romanzi, “Perdas de fogu” firmato da Massimo Carlotto col collettivo sardo Mama Sabot, e “Il pettine senza denti” di Eugenio Campus, in cui si dà “il là” allo studio della sindrome. In seguito, un’indagine avviata dai veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, per monitorare l’impatto ambientale e sulla salute nell’area a ridosso del poligono, ha evidenziato i grossi problemi della zona, ormai teatro di una tremenda situazione costellata di agnelli deformi e pastori con la leucemia (ben 7 su 10, dicono le stime). I risultati choc delle indagini ci dicono addirittura che esiste un possibile link tra le deformazioni genetiche degli agnelli e i tumori che hanno colpito gli allevatori della zona.
L’indagine dei veterinari ha riguardato solo gli allevamenti, ma sono molti anche i semplici cittadini interessati alla vicenda che hanno osservato gli effetti della sindrome sull’uomo, cercando di raccogliere informazioni e dati; importante il lavoro del comitato pacifista “Gettiamo le Basi”, che ha raccolto le tristi cifre sui morti. Tocca ora al comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale dare delle risposte e dei segnali forti, sebbene stia ritardando nei lavori già da un anno, come fa sapere “L’Unione Sarda”.
Quali sostanze assassine sono protagoniste della vicenda: sembra trattarsi delle cosiddette “polveri di guerra”: nano-particelle di metalli pesanti, causate da esplosioni a temperature molto elevate, raggiungibili solamente con l’utilizzo di proiettili arricchiti. Tracce di “polveri di guerra” sono state rilevate persino a Baunei, molto più a Nord del poligono del Salto di Quirra, come conferma la dottoressa Maria Antonietta Gatti dell’Università di Modena, consulente del ministero della Difesa nella commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. Nelle campagne sarde della zona sono veramente troppi i casi eccezionali di pastori e allevatori affetti da tumori e leucemia, che quasi sempre portano alla morte dei malati nel giro di pochi anni, nel silenzio di chi sa quali sono i rischi di certe esercitazioni militari; gli agnelli nascono senza genitali, o sventrati, o con gli occhi dietro le orecchie.
Si tratta di una Chernobyl italiana, e va fermata, anche se è già troppo tardi, anche se non doveva nemmeno iniziare.
 

Wolv

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Solite notizie aberranti... riporto una riflessione piuttosto interessante, da:
http://lombardia.indymedia.org/node/35272

Il 2 Ottobre 1925 Mussolini, la Confindustria e i sindacati corporativi fascisti firmavano a Palazzo Vidoni un accordo che cancellava le elezioni delle commissioni interne.
Notate qualche assonanza con la situazione attuale?
Se sì è il caso di iniziare a muoversi…
La FIAT è storicamente un terreno di battaglia sul quale si misurano i rapporti di forza all’interno della società italiana. Nonostante anni di propaganda liberista sulla fine del lavoro operaio ed altre amenità del genere, l’Italia rimane uno dei più importanti paesi manifatturieri del mondo con milioni di operai. Più che il lavoro operaio ad essere finita è l’unità di quel mondo ed il suo peso politico.Dopo la battaglia della Innse qualcosa però sembra essere cambiato ed il mondo del lavoro, pur a costo di durissime battaglie, sembra esser riuscito a riprendere la parola.
Ma torniamo alla FIAT.
Già negli anni ’50 dettava la linea al paese (in contrasto con la prudente linea di Confindustria) seguendo le direttive che venivano dagli Stati Uniti. Come dimenticarsi del famigerato ingegner Valletta, della caccia al comunista e dei reparti confino. Ma se è vero che alla FIAT si sono sperimentate le iniziative padronali essa è stata anche il terreno in cui si è sperimentata la risposta operaia.
Le prime forme di “autonomia operia” (intesa come insubordinazione alle strutture tradizionali del movimento operaio) si sono sperimentate nel 1962 durante la rivolta di Piazza Statuto. Ed è solo quando gli operai della FIAT si sono buttati nella lotta che l’Autunno del 1969 è diventato veramente caldo. Come dimenticarsi anche l’occupazione selvaggia di Mirafiori del 1973, quella dei “fazzoletti rossi”?
Ed è sempre alla FIAT che inizia la controrivoluzione liberista in Italia. Controrivoluzione che avrà tra i suoi massimi alfieri negli anni ’80 il Presidente Americano Ronald Reagan e la premier inglese Margaret Thatcher. Entrambi alfieri della destra ultralibersita. Nell’Ottobre 1979 Cesare Romiti, all’epoca Amministratore delegato del Lingotto, tasta il terreno licenziando 61 operai accusati di violenze in fabbrica e connivenze col terrorismo rosso. L’anno dopo l’azienda annuncia 15.000 licenziamenti. La fabbrica viene occupata per 35 giorni, ma la Marcia dei Quarantamila chiude la partita.
E’ l’inizio dei terribili anni ‘80. E’ la sconfitta storica che ancora paghiamo.
Da lì la FIAT ha via via ridimensionato il suo organico.
Le ultime lotte dure si sono avute nel 2002 quando la prospettiva di un fallimento dell’azienda sembrava imminente. Lo stabilimento di Mirafiori conta ormai solo (si fa per dire) 6.000 addetti. Nonostante la delocalizzazione che ha portato a produrre diversi modelli in varie parti del mondo, sembra quasi che la FIAT intenda mantenere un certo numero di operai in Italia per avere comunque un certo controllo e un certo potere di ricatto verso i vari governi italiani. Del resto la FIAT ha ottenuto la sua posizione dominante grazie, prima alla connivenza con il regime fascista che ne ha sostenuto l’espansione nel mercato interno con l’autarchia. Ed in seguito con laute concessioni dai governi democristiani fino ai giorni nostri.
La casa di Torino ha infatti ricevuto nei decenni aiuti statali diretti e indiretti sottoforma di incentivi, cassa integrazione, privilegi negli appalti per fornire mezzi agli apparati statali e così via. I lauti profitti derivati sono stati invece divisi tra i soliti nomi della finanza italiana attraverso la famosa finanziaria IFI (ora Exor). Come a dire: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite. Il ringraziamento per questo trattamento di favore è sempre stato lo stesso: ridimensionamento e progressiva desertificazione di alcuni siti produttivi “storici” (leggi Alfa Romeo e Lancia), cassa integrazione, licenziamenti, aumento dello sfruttamento e delocalizzazione… Il tutto accompagnato da continue ed insopportabili recriminazioni sulla presunta scarsa produttività degli operai italiani…
Ci troviamo di fronte ad un’aziende sanguisuga che succhia e spreme territori, soldi pubblici, lavoratori fino all’osso e poi se ne va, producendo dove costa meno (ma vendendo le merci allo stesso prezzo di chi produce in Europa) e lasciandosi alle spalle devastazione sociale e naturale (leggi aree dismesse).
Gli Agnelli ed il loro management sono sempre stati in prima linea nella resistenza contro le richieste di migliori condizioni avanzate dai lavoratori e, una volta indeboliti i sindacati e minata l’unità degli operai, nella progressiva demolizione di quanto ottenuto faticosamente negli anni. Ora Marchionne vuole imporre un modello americano e sceglie una strada un po’ diversa da quella dei suoi predecessori… allo scontro frontale, alle persecuzioni, alla repressione attuata con il solito aiuto degli sbirri, che nelle lotte operaie hanno svolto sempre il servizio di guardia privata dei padroni, lui preferisce l’esclusione dal tavolo del soggetto con cui non intende trattare, cambiando le regole del gioco con l’uscita dal Contratto Nazionale. Inutile, come fa Susanna Camusso, appellarsi alla ragionevolezza di Confindustria… E’ una palese dimostrazione di debolezza e subalternità… Oltre a dimostrare la mancanza di una strategia complessiva e di un’idea alternativa di paese.
Il peso politico della battaglia è massimo.
Non che l’accordo voluto da Marchionne introduca nulla di nuovo…
Il mercato del lavoro italiano conosce già condizioni di precarità altissima e sfruttamento vergognoso (in primis verso i migranti). Il problema è che se a venire sconfitti sono i metalmeccanici, da sempre la categoria più combattiva, le ricadute sul resto del mondo del lavoro (precari in primis) saranno devastanti. Marchionne tenta di importate in Italia il modello americano. E tenta di smantellare il Contratto Nazionale di Lavoro (una delle poche garanzie che rimangono anche ai lavoratori più deboli). La prospettiva ormai concreta è la precarietà totale come negli States.
Il punto più vergognoso dell’accordo non sta nell’aumento degli straordinari, nella diminuzione delle pause e nel maggiore controllo della malattia. Il punto nodale è l’attacco frontale alla Fiom, che non avendo firmato, non potrà eleggere suoi delegati all’interno dell’aziende. Il sindacato con più iscritti e più votato del gruppo FIAT verrà escluso dalla rappresentanza sindacale. I vari servi ed utili idioti di Cisl e Uil già si sfregano le mani…
La Fiom sta tentando di rompere l’accerchiamento aprendo ai movimenti sociali con giornate importanti come il 16 Ottobre ed il 14 Dicembre. Ma è il mondo del lavoro a doversi muovere in modo compatto. Al di là delle singole e durissime vertenze degli ultimi due anni (Innse, Mangiarotti, Metalli Preziosi, Alcoa, Eutelia, Pomigliano e decine di altre…).
Quello che sembra mancare totalmente al momento è una sponda politica. L’attacco alla Fiom è un triplice attacco che vede ai suoi vertici il PDL, il PD e Marchionne/Confidustria. Ognuno ovviamente recita la sua parte in commedia… E’ su questo che si gioca la battaglia del lavoro oggi. Togliere di mezzo coloro i quali esigono diritti e richiedono politiche sociali. La battaglia dei poteri forti è una battaglia tutta politica contro il complesso mondo della sinistra radicale quindi.
Quell’ectoplasma politico (?) chiamato Partito Democratico si dibatte nella confusione e nell’irrilevanza ed i più fanno a gare a lodare le iniziative di Marchionne come “politiche modernizzatrici”…come se il ritorno dello schiavismo fosse modernità! Le uscite pubbliche di questi giorni di D’Alema e Bersani, del resto, parlano chiaro.
La Cgil sembra piena di dubbi ed incertezze.
Sta a noi quindi, coi nostri limiti ed il nostro peso relativo, spingere.
Lo sciopero generale diventa una necessità per respingere l’attacco frontale e l’emergenzialità. Bisognerebbe, però attraverso lo sciopero, sviluppare non solo un NO al modello Marchionne ma anche un modello di lavoro, o di welfare state da proporre. Il welfare state potrebbe diventare la battaglia del movimento e del sindacalismo.
NO all’ACCORDO FIAT!
SI’ allo SCIOPERO GENERALE!

:wave:
 

blueschato

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Fiat....dalle ultime notizie sono avanti i no,vedremo come andrà a finire sta volta.....

Torno alla natura,non se ne parla tanto,ma è comunque importante.

EMERGENZA GLOBALE DELLE API


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In silenzio e in tutto il mondo, miliardi di api stanno morendo, mettendo in pericolo le nostre coltivazioni e cibo. Ma un divieto globale di un gruppo di pesticidi potrebbe salvare le api dall'estinzione.

Quattro paesi europei hanno cominciato a vietare questi veleni, e alcune popolazioni di api si stanno riprendendo. Ma le industrie chimiche stanno facendo pesanti pressioni per mantenere i pesticidi killer sul mercato. Un appello globale ora negli Stati Uniti e nell'Unione europea, dove il dibattito sta per arrivare al punto di ebollizione, potrebbe innestare una messa al bando totale e la reazione a catena in tutto il mondo.

Costruiamo un gigante ronzio globale per chiedere che questi prodotti chimici pericolosissimi siano messi fuori legge negli USA e nell'UE finché e qualora sia certificata la loro sicurezza. Firma la petizione per salvare le api e le nostre coltivazioni e inoltrala a tutti
 

blueschato

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Speriamo bene......che ci sia un po di giustizia finalmente.

Quirra, si indaga per omicidio plurimo, la Procura blocca i bombardamenti


Le pietre di fuoco del poligono di Quirra non bruciano più. Il sequestro di otto «bersagli», ordinato dal procuratore Domenico Fiordalisi ed eseguito giovedì dalla sezione omicidi della Mobile di Nuoro, blocca di fatto le esercitazioni «armate» a tempo indeterminato. Le ipotesi di reato per cui la Procura ogliastrina ha aperto il fascicolo sono pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali, omissione d'atti d'ufficio in relazione ai controlli sanitari...continua
 

Wolv

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Bravo Blue always tuned e che posti pure le notizie del nord... io ultimamente non leggo neanche più i soliti 2-3 quotidiani...tanto le prime 13-15 pagine sono monotematiche.... sadness!
 
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