cannapioniere
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Tipi di fertilizzanti chimici
Esistono in commercio numerosi tipi di fertilizzanti, che se pur simili nei principi fondamentali e alla analisi chimica, possono variare molto nella forma in cui gli elementi nutritivi sono resi disponibili.
Una prima distinzione si può fare tra fertilizzanti a pronto effetto e quelli a lenta cessione. Per idroponica e simili il primo tipo viene utilizzato quasi esclusivamente, mentre il secondo tipo può essere interessante per coltivazioni in terra o outdoor.
Abbiamo visto ad es che l’azoto può essere in forma nitrica oppure ammoniacale. La prima forma (NO3-) è di pronto effetto ma viene dilavato altrettanto velocemente, la seconda (NH4-) e a più lenta assimilazione ma rimane più stabilmente legato all’argilla e all’ humus nel terreno per cui rimane più a lungo disponibile.
Anche per gli altri elementi possono essere impiegate formulazioni chimiche a pronta azione o a lenta cessione.
Ove sia necessaria una cessione lenta (6-12 mesi) e controllata si possono usare inoltre formulazioni speciali in cui i composti solubili sono contenuti in “palline” formate da membrane lentamente biodegradabili che rilasciano gradualmente il loro contenuto ad ogni irrigazione.
Un’altra distinzione riguarda la solubilità. Alcuni fertilizzanti sono concepiti per essere miscelati in forma di polvere o granuli direttamente al terreno prima della semina o durante la crescita. Altri vanno applicati disciolti in acqua (fertirrigazione) e possono essere in polvere solubile o già in forma liquida concentrata. Alcuni fertilizzanti, molto puri e solubili, sono adatti anche alla concimazione per via fogliare.
La purezza e la qualità delle materie prime impiegate può variare notevolmente, come il loro prezzo. La scelta di un fertilizzante più o meno puro è essenzialmente di ordine economico: nel nostro caso, i forti costi che comunque dobbiamo sopportare portano in secondo piano tali considerazioni, riducendo la scelta ai prodotti di massima purezza.
Un’altra distinzione riguarda la concentrazione delle materie prime. Potremo trovare dei fertilizzanti con titolo ad es 4-4-4 oppure 20-20-20, con bilanciamento simile ma concentrazioni differenti. Ovviamente il primo tipo dovrebbe costare molto meno poiché poi saremo noi a stabilire la concentrazione finale da dare alla pianta diluendo opportunamente il concime e ovviamente un tipo ad alta concentrazione “rende” di più di uno a bassa concentrazione. Va tenuto però conto che il titolo NPK serve solo per un orientamento di base circa l’effettiva concentrazione e che bisogna sempre valutare l’effettiva composizione del fertilizzante.
Infine, la differenza più sostanziale tra i vari prodotti disponibili: il rapporto o bilanciamento tra le varie sostanze nutritive. Il rapporto NPK può variare in un gamma enorme, come anche la presenza e quantità di elementi minori. Nella pratica però due o tre formulazioni, compatibili e miscelabili fra loro, coprono le esigenze di un intero ciclo.
Non prendiamo per ora in considerazione i fertilizzanti organici, capitolo troppo vasto e che merita una trattazione a parte, ma che comunque costituisce una importantissima parte della concimazione e amplia ancor più le possibilità a nostra disposizione.
Quanto detto potrebbe scoraggiare e confondere. In realtà le cose sono molto più semplici: la scelta verrà dettata da come vogliamo coltivare e quali obbiettivi vogliamo ottenere, oltre che da motivi pratici tipo come dove e che costo riusciremo a procurarci effettivamente i prodotti da impiegare.
Vedremo più avanti come utilizzare e scegliere nella pratica il tipo più adatto di fertilizzante, facendo alcuni esempi basati su prodotti esistenti in commercio e su situazioni tipiche di coltivazione.
Dobbiamo prima però vedere meglio quali sono le linee guida per l’uso dei fertilizzanti, entrando nel dettaglio delle esigenze specifiche della cannabis.
Esistono in commercio numerosi tipi di fertilizzanti, che se pur simili nei principi fondamentali e alla analisi chimica, possono variare molto nella forma in cui gli elementi nutritivi sono resi disponibili.
Una prima distinzione si può fare tra fertilizzanti a pronto effetto e quelli a lenta cessione. Per idroponica e simili il primo tipo viene utilizzato quasi esclusivamente, mentre il secondo tipo può essere interessante per coltivazioni in terra o outdoor.
Abbiamo visto ad es che l’azoto può essere in forma nitrica oppure ammoniacale. La prima forma (NO3-) è di pronto effetto ma viene dilavato altrettanto velocemente, la seconda (NH4-) e a più lenta assimilazione ma rimane più stabilmente legato all’argilla e all’ humus nel terreno per cui rimane più a lungo disponibile.
Anche per gli altri elementi possono essere impiegate formulazioni chimiche a pronta azione o a lenta cessione.
Ove sia necessaria una cessione lenta (6-12 mesi) e controllata si possono usare inoltre formulazioni speciali in cui i composti solubili sono contenuti in “palline” formate da membrane lentamente biodegradabili che rilasciano gradualmente il loro contenuto ad ogni irrigazione.
Un’altra distinzione riguarda la solubilità. Alcuni fertilizzanti sono concepiti per essere miscelati in forma di polvere o granuli direttamente al terreno prima della semina o durante la crescita. Altri vanno applicati disciolti in acqua (fertirrigazione) e possono essere in polvere solubile o già in forma liquida concentrata. Alcuni fertilizzanti, molto puri e solubili, sono adatti anche alla concimazione per via fogliare.
La purezza e la qualità delle materie prime impiegate può variare notevolmente, come il loro prezzo. La scelta di un fertilizzante più o meno puro è essenzialmente di ordine economico: nel nostro caso, i forti costi che comunque dobbiamo sopportare portano in secondo piano tali considerazioni, riducendo la scelta ai prodotti di massima purezza.
Un’altra distinzione riguarda la concentrazione delle materie prime. Potremo trovare dei fertilizzanti con titolo ad es 4-4-4 oppure 20-20-20, con bilanciamento simile ma concentrazioni differenti. Ovviamente il primo tipo dovrebbe costare molto meno poiché poi saremo noi a stabilire la concentrazione finale da dare alla pianta diluendo opportunamente il concime e ovviamente un tipo ad alta concentrazione “rende” di più di uno a bassa concentrazione. Va tenuto però conto che il titolo NPK serve solo per un orientamento di base circa l’effettiva concentrazione e che bisogna sempre valutare l’effettiva composizione del fertilizzante.
Infine, la differenza più sostanziale tra i vari prodotti disponibili: il rapporto o bilanciamento tra le varie sostanze nutritive. Il rapporto NPK può variare in un gamma enorme, come anche la presenza e quantità di elementi minori. Nella pratica però due o tre formulazioni, compatibili e miscelabili fra loro, coprono le esigenze di un intero ciclo.
Non prendiamo per ora in considerazione i fertilizzanti organici, capitolo troppo vasto e che merita una trattazione a parte, ma che comunque costituisce una importantissima parte della concimazione e amplia ancor più le possibilità a nostra disposizione.
Quanto detto potrebbe scoraggiare e confondere. In realtà le cose sono molto più semplici: la scelta verrà dettata da come vogliamo coltivare e quali obbiettivi vogliamo ottenere, oltre che da motivi pratici tipo come dove e che costo riusciremo a procurarci effettivamente i prodotti da impiegare.
Vedremo più avanti come utilizzare e scegliere nella pratica il tipo più adatto di fertilizzante, facendo alcuni esempi basati su prodotti esistenti in commercio e su situazioni tipiche di coltivazione.
Dobbiamo prima però vedere meglio quali sono le linee guida per l’uso dei fertilizzanti, entrando nel dettaglio delle esigenze specifiche della cannabis.