riporto questo bellissimo pezzo tratto dall'opera di Charles ... spero vi faccia riflettere o per lo meno lo troviate interessante .. ciao
(trovate tutto qui)
L'HASHISH
Quando si fa la raccolta della canapa, avvengono talvolta strani fenomeni nei lavoratori maschi e femmine. Si
direbbe | che dalla messe si levi non so quale spirito che dà vertigini, che circola intorno alle gambe e sale
maliziosamente fino al cervello. La testa del mietitore è piena di ebbrezza, altre volte è carica di sogni. Le membra si
indeboliscono e rifiutano il lavoro. Del resto, sono capitati a me fenomeni analoghi quando, bambino, giocavo e
rotolavo tra i mucchi di erba medica.
Si è cercato di estrarre dell'hascisc dalla canapa di Francia. Finora tutti i tentativi sono stati inutili, e gli
arrabbiati che vogliono a ogni costo procurarsi magici godimenti, hanno continuato a servirsi dell'hascisc che avevaattraversato il Mediterraneo, fatto cioè con canapa indiana o egiziana. La composizione dell'hascisc si ottiene da un
decotto di canapa indiana, di burro e di una piccola quantità di oppio.
Ecco una marmellata verde, singolarmente odorosa, talmente odorosa che provoca una certa repulsione, come
farebbe, del resto, ogni odore sottile portato alla sua massima forza e per così dire densità. Prendetene una quantità
grande come una noce, riempitene un cucchiaino, e possedete la felicità; la felicità assoluta con tutte le ebbrezze, tutte le
follie della gioventù, e anche le sue infinite beatitudini. Ecco la felicità, sotto forma di una piccola porzione di
marmellata; prendetene senza paura, non si muore; gli organi fisici non ne ricevono nessun grave inconveniente. Forse
la vostra volontà ne sarà sminuita, ma questo è un altro discorso.
Generalmente per dare all'hascisc tutta la sua forza e intensità, bisogna stemperarlo nel caffè nero molto caldo,
e prenderlo a digiuno; il pranzo è rinviato alle dieci o a mezzanotte; è permessa solo una minestra molto leggera.
Un'infrazione a questa regola così semplice, provocherebbe o il vomito, poiché il pranzo litigherebbe con la droga, o
l'inefficacia dell'hascisc. Molti ignoranti o imbecilli che si comportano così, accusano l'hascisc di impotenza.
Appena ingerita la piccola droga, operazione che, del resto, richiede una certa risoluzione, perché, come ho già
detto, la mistura ha un odore così forte che causa ad alcuni conati di vomito, vi troverete immediatamente in uno stato
ansioso. Avete vagamente inteso parlare dei meravigliosi effetti dell'hascisc, la vostra immaginazione si è fatta un'idea
particolare, un'idea di ebbrezza, e non vedete l'ora di sapere se la realtà, se il risultato sarà adeguato alla vostra
aspettativa. Il tempo che si interpone tra l'assunzione della bevanda e i primi sintomi varia secondo i temperamenti e
anche secondo l'abitudine. Le persone che conoscono e praticano l'hascisc sentono talvolta, in capo a una mezz'ora, i
primi sintomi del suo effetto.
Ho dimenticato di dire che, siccome l'hascisc causa nell'uomo un'esasperazione della personalità e parimenti
una viva percezione delle circostanze e degli ambienti, converrebbe non sottoporsi alla sua azione se non in ambienti e
circostanze favorevoli. Come ogni gioia, ogni benessere si manifestano dilatati, così ogni dolore, ogni angoscia sono
immensamente profondi. Se dovete sbrigare qualche faccenda spiacevole, se il vostro spirito propende allo spleen, se
avete una cambiale da pagare, non fate da soli una simile esperienza. L'ho detto, l'hascisc non si concilia con l'azione.
Non consola come il vino; non fa che sviluppare oltre misura la personalità umana nelle circostanze in cui si trova al
momento. Per quanto possibile, occorre un bell'appartamento o un bel paesaggio, uno spirito libero e spigliato, e alcuni
complici il cui temperamento intellettuale sia vicino al vostro; e perché no, anche un po' di musica.
Per la maggior parte del tempo, i novizi, alla loro prima iniziazione, si lamentano della lentezza degli effetti. Li
aspettano con ansia, e poiché ciò non avviene abbastanza in fretta come vorrebbero, diventano spavaldi e increduli,
tanto da divertir molto chi è pratico della cosa e conosce l'azione dell'hascisc. Non c'è nulla di più comico che veder
apparire e moltiplicarsi i primi attacchi nel bel mezzo di questa incredulità. All'inizio L una certa sciocca e irresistibile
ilarità si impadronisce di voi. Le parole più volgari, le idee più semplici prendono una fisionomia bizzarra e nuova.
Questa allegria è proprio insopportabile anche a voi che la provate; ma è inutile opporsi. Il demone vi ha invaso; tutti gli
sforzi che farete per resistere non serviranno che ad accelerare il progredire del male. Ridete della vostra stupidità e
della vostra follia; i vostri compagni vi ridono sotto il naso, e non ce l'avete con loro, perché la benevolenza comincia a
manifestarsi.
Questa languida allegria, questo malessere nella gioia, questa insicurezza, questo oscillare dell'alterazione dura
generalmente poco. Capita talvolta che persone totalmente incapaci di fare giochi di parole, improvvisino interminabili
sfilze di calembours, associazioni di idee del tutto improbabili, e fatte per sviare i più abili maestri di quest'arte bislacca.
In pochi minuti i nessi delle idee divengono così vaghi, i fili che tengono uniti i vostri concetti sono così tenui, che
possono capirvi soltanto i vostri complici, i vostri correligionari. I vostri folleggiamenti, i vostri scoppi di risa appaiono
il colmo della stupidità a chiunque non sia nel vostro stesso stato.
La saggezza di questo infelice vi diverte oltre misura, il suo sangue freddo vi spinge agli ultimi confini
dell'ironia; vi appare il più folle e il più ridicolo di tutti gli uomini. Quanto ai vostri compagni, vi intendete
perfettamente con loro. Ben presto vi intendete solo con gli occhi. In effetti è una situazione abbastanza comica quella
di uomini che godono di un'allegria incomprensibile per chi non si trova nei loro stesso mondo. Hanno una profonda
compassione di lui. Da quel momento, l'idea di superiorità avanza all'orizzonte del vostro intelletto. Presto crescerà
smisuratamente.
In questa prima fase, sono stato testimone di due scene abbastanza grottesche. Un celebre musicista, che
ignorava le proprietà dell'hascisc, e forse non ne aveva mai sentito parlare, capita in un gruppo in cui quasi tutti ne
avevano preso. Si tenta di fargli capire i suoi meravigliosi effetti. Egli ride con garbo, come un uomo che si presta per
qualche istante, proprio per spirito di buona creanza, perché è educato. Si ride molto; perché l'uomo che ha preso
l'hascisc è dotato, in un primo momento, di una meravigliosa intelligenza del comico. Gli scoppi di risa, gli
incomprensibili eccessi, gli inestricabili giochi di parole, i gesti barocchi continuano. Il musicista dichiara che questa
imitazione caricaturale di artisti è goffa, che d'altra parte dev'essere faticosa per gli autori.
La gioia aumenta: «Questa imitazione caricaturale è forse buona per voi, non per me», dice. «Basta che sia
buona per noi», replica egoisticamente uno dei malati. Scoppi di risa interminabili riempiono la sala. Il mio uomo si
arrabbia e vuole andarsene. Qualcuno chiude la porta e nasconde la chiave. Un altro si inginocchia davanti a lui, e
piangendo gli dichiara, a nome di tutta la combriccola, che, se sono commossi e profondamente impietositi per lui e per
la sua inferiorità, nondimeno saranno animati da eterna benevolenza.
Lo si supplica di suonare della musica, e lui si rassegna. Appena il violino s'era fatto sentire, i suoni,
diffondendosi nell'appartamento, avvincevano a caso qualcuno dei malati. Non si udivano che sospiri profondi,singhiozzi, gemiti laceranti, torrenti di lacrime. Il musicista, scosso, si interrompe, crede di essere in una casa di folli. Si
avvicina a quello la cui beatitudine faceva più chiasso; gli chiede se soffre molto e ciò che bisognerebbe fare per dargli
sollievo. Uno spirito positivo, che neppure lui aveva assaggiato la beatifica droga, propone della limonata e qualcosa di
acido. Il malato, con l'estasi negli occhi, lo guarda con sprezzo indicibile; è il suo orgoglio che lo salva dalle ingiurie più
gravi. Difatti, cosa c'è di più adatto a esasperare un malato di gioia se non volerlo guarire?
Ecco, secondo me, un fenomeno estremamente curioso: una domestica, incaricata di portare tabacco e bibite
fresche a persone ebbre di hascisc, vedendosi circondata da gente bizzarra, da pupille smisuratamente dilatate, e come
circuita da un'atmosfera malsana, da una follia collettiva, presa da un insensato scoppio di risa, lascia cadere il vassoio
che si rompe con tutte le tazze e i bicchieri, e fugge spaventata a gambe levate. Tutti si mettono a ridere. Il giorno dopo,
ha confessato di aver provato per parecchie ore qualcosa di singolare, d'essersi sentita tutta strana, tutta non so come.
Eppure non aveva assunto hascisc.
La seconda fase si preannunzia con una sensazione di freddo alle estremità, una grande debolezza; avete, come
si dice, mani di pasta, una pesantezza di testa e uno stordimento generale in tutto il vostro essere. Gli occhi si dilatano,
sono come afferrati, in tutti i sensi, da un'estasi implacabile. Il volto si riempie di pallore, e diviene livido e verdastro.
Le labbra si contraggono, si accorciano e sembrano voler ritirarsi all'interno. Vi sfuggono dal petto sospiri rochi e
profondi, come se la vostra antica natura non potesse sopportare il peso di quella nuova. I sensi acquistano un'acutezza e
un'intensità straordinarie. Gli occhi squarciano l'infinito. L'orecchio coglie i suoni più impercettibili in mezzo ai rumori
più acuti.
Le allucinazioni cominciano. Gli oggetti esterni assumono apparenze mostruose. Vi si rivelano sotto forme
prima sconosciute. Poi si deformano, si trasformano, e infine entrano nel vostro essere, o meglio voi entrate in loro. Si
compiono le più singolari ambiguità, le più inesplicabili trasposizioni di idee. I suoni hanno un colore, i colori una
musica. Le note musicali sono numeri e risolvete con rapidità fulminea via via che la musica fluisce nel vostro orecchio
calcoli aritmetici che hanno del prodigio. Siete seduti e fumate; credete di essere seduti sulla vostra pipa, e siete voi che
la vostra pipa fuma; siete voi che vi esalate sotto forma di nuvole azzurrognole.
Vi trovate bene, una sola cosa vi preoccupa e vi inquieta. Come farete ad uscire dalla vostra pipa? Questa
fantasia dura un'eternità. Con grande sforzo un intervallo di lucidità vi permette di guardare il pendolo. L'eternità è
durata un minuto. Siete presi in un'altra corrente di idee; sarete presi per un minuto nel suo vivente gorgo, e questo
minuto sarà ancora una eternità. Le proporzioni del tempo e dell'essere sono disturbate dall'innumerevole moltitudine e
dall'intensità delle sensazioni e delle idee. Si vivono parecchie vite d'uomo nello spazio di un'ora. È proprio questo il
soggetto di La peau de chagrin. Non c'è più equazione tra organi e godimento.
Di tanto in tanto la personalità scompare. L'oggettività che rende panteistici certi poeti e i grandi attori diviene
tale che vi confondete con gli esseri esterni. Eccovi albero mugghiante al vento, mentre racconta alla natura melodie
vegetali. Ora vi librate nell'azzurro del cielo immensamente dilatato. Ogni dolore è scomparso. Non lottate più, siete
trasportati, non siete più padrone di voi stessi e non vi affliggete. Fra poco l'idea del tempo scomparirà completamente.
Ancora, di tanto in tanto, un breve risveglio. Vi sembra di uscire da un mondo meraviglioso e fantastico. Mantenete, è
vero, la facoltà di osservarvi, e domani avrete conservato il ricordo di alcune delle vostre sensazioni. Ma, questa facoltà
psicologica, non potete applicarla. Vi sfido a temperare una penna o una matita; sarebbe una fatica che supera le vostre
forze.
Altre volte la musica vi racconta poemi infiniti, vi introduce in drammi spaventosi o fatati. Si associa con gli
oggetti che sono sotto i vostri occhi. I dipinti del soffitto, pur mediocri o brutti, si animano di una vita terribile. L'acqua
limpida e incantatrice scorre nel prato che trema. Le ninfe dalle carni radiose vi guardano con grandi occhi più limpidi
dell'acqua e dell'azzurro. Vi collochereste nelle più mediocri pitture, nelle più volgari tappezzerie delle locande.
Ho notato che l'acqua assumeva un fascino pauroso per tutte le menti un poco artistiche illuminate dall'hascisc.
Le acque correnti, i getti d'acqua, le cascate armoniose, l'azzurra immensità del mare, scorrono, dormono, cantano nel
profondo del vostro spirito. Forse non sarebbe bene lasciare un uomo in tale stato sul bordo di un'acqua limpida; come il
pescatore della ballata, si lascerebbe forse trascinare nell'abisso dall'Ondina.
Verso la fine della serata, si può mangiare, ma l'operazione non si svolge senza fatica. Ci si trova così al di
sopra dei fatti materiali che certamente si preferirebbe restare sdraiati lunghi distesi nel fondo del proprio paradiso
intellettuale. Alcune volte, però, l'appetito si sviluppa in modo straordinario; ma ci vuole grande coraggio per muovere
una bottiglia, una forchetta, un coltello.
La terza fase, distinta dalla seconda per un acutizzarsi della crisi, per un'ebbrezza vertiginosa seguita da un
nuovo malessere, è qualcosa di indescrivibile. È ciò che gli orientali chiamano kief; è la felicità assoluta. Non è più
qualcosa di turbinoso e tumultuoso. Tutto è impassibile e quieto. È una beatitudine calma e immobile. Ogni problema
filosofico è risolto. Tutte le ardue questioni contro le quali si ingegnano i teologi e che fanno la disperazione
dell'umanità razionale, sono limpide e chiare. Ogni contraddizione è divenuta unità. L'uomo è divenuto dio.
C'è in voi qualcosa che dice: «Tu sei superiore a tutti gli uomini, nessuno capisce ciò che pensi, ciò che adesso
senti. Sono perfino incapaci di capire l'immenso amore che provi per loro. Ma non bisogna odiarli per questo; è
necessario avere pietà di loro. Un mondo immenso di felicità e di virtù s'apre davanti a te. Nessuno saprà mai a quale
grado di virtù e di intelligenza sei giunto. Vivi nella solitudine del tuo pensiero, ed evita di affliggere gli uomini».
Uno degli effetti più grotteschi dell'hascisc è il timore, spinto fino alla più meticolosa mania, di affliggere
chiunque. Mascherereste anche, se ne aveste la forza, lo stato fuor di natura in cui vi trovate, per non causare
inquietudine all'ultimo degli uomini.In questo stato supremo, l'amore, nelle menti tenere e artistiche, assume le forme più singolari e si presta alle
più barocche combinazioni. Uno sfrenato libertinaggio può unirsi a un sentimento di paternità ardente e affettuosa.
La mia ultima osservazione non sarà la meno curiosa. Quando, il mattino dopo, vedete che il giorno ha
occupato la vostra stanza, la prima sensazione sarà di profondo stupore. Il tempo era completamente scomparso. Poco fa
era la notte, ora è il giorno. «Ho dormito, o non ho dormito? La mia ebbrezza è forse durata tutta la notte, e, annullata la
nozione del tempo, l'intera notte non ha avuto per me che il valore di un secondo? oppure, sono stato avvolto nelle
ombre di un sonno pieno di visioni?». È impossibile saperlo.
Vi sembra di provare un benessere e una meravigliosa leggerezza di spirito; nessuna fatica. Appena siete in
piedi, però, ecco che un vecchio strascico di ebbrezza si manifesta. Le vostre deboli gambe vi conducono con timidezza,
temete di rompervi come un oggetto fragile. Un profondo languore, che non manca di fascino, si impossessa del vostro
animo. Siete incapaci di lavoro e di energia nell'azione.
È la meritata punizione dell'empia prodigalità con cui avete fatto un così grande dispendio di fluido nervoso.
Avete gettato la vostra personalità ai quattro venti, e adesso fate fatica a raccoglierla e a concentrarla.
V
Non voglio affermare che l'hascisc produca su qualsiasi persona tutti gli effetti che ho descritto. Ho raccontato
pressappoco i fenomeni che generalmente si producono, salvo qualche variante, nelle menti artistiche e filosofiche. Ma
ci sono temperamenti nei quali questa droga sviluppa solo una follia rabbiosa, una violenta allegria simile alla vertigine,
alle danze, ai salti, al battito frenetico dei piedi, agli scoppi di risa. Sono dominati, per così dire da un hascisc tutto
materiale. Sono insopportabili agli spiritualisti che li trattano con grande compassione. La loro volgare personalità fa
scalpore. Ho visto una volta un magistrato rispettabile, un uomo d'onore, come dicono di sé stesse le persone di mondo,
uno di quegli uomini la cui serietà artificiale impressiona sempre, mettersi improvvisamente, nel momento in cui
l'hascisc dilagò in lui, a ballare un cancan dei più indecenti. Il mostro interiore e veritiero si rivelava. Quell'uomo che
giudicava le azioni dei suoi simili, questo Togatus aveva imparato il cancan di nascosto.
Così si può affermare che questa impersonalità, questo oggettivismo di cui ho parlato, e che altro non è che lo
sviluppo eccessivo dello spirito poetico, non si troverà mai nell'hascisc di queste persone.
VI
In Egitto, il governo proibisce la vendita e il commercio dell'hascisc, almeno all'interno del paese. Gli infelici
che nutrono questa passione vanno dal farmacista a prendere la loro piccola dose già preparata, col pretesto di comprare
un'altra droga. Il governo egiziano ha davvero ragione. Mai uno Stato ragionevole potrebbe reggersi con l'uso
dell'hascisc. Esso non crea né dei guerrieri né dei cittadini. In effetti, è proibito all'uomo, pena il decadimento e la morte
intellettuale, guastare le condizioni primordiali della sua esistenza, e rompere l'equilibrio tra le proprie facoltà e
l'ambiente. Se esistesse un governo che avesse interesse a corrompere i suoi sudditi, non avrebbe che da incoraggiare
l'uso dell'hascisc.
Si dice che questa sostanza non causa nessun male fisico. È vero, almeno finora. Giacché non so fino a qual
punto si possa dire che un uomo, che non facesse che sognare e fosse incapace di azione stia bene, quand'anche tutte sue
membra fossero in buono stato. Ma è la volontà che è minata, ed è l'organo più prezioso. Un uomo che può procurarsi
all'istante, con un cucchiaio di marmellata, tutti i beni del cielo e della terra, non ne acquisterà mai la millesima parte
con il lavoro. Bisogna innanzitutto vivere e lavorare.
Mi è venuta l'idea di parlare del vino e dell'hascisc nello stesso articolo, perché in effetti c'è in loro qualcosa di
comune: l'eccessivo sviluppo poetico dell'uomo. L'inclinazione frenetica dell'uomo per tutte le sostanze, salutari o
rischiose, che esaltano la sua personalità, testimonia della sua grandezza. Perché aspira sempre a riaccendere le proprie
speranze e a elevarsi verso l'infinito. Ma bisogna vedere i risultati. Ecco un liquore che attiva la digestione, fortifica i
muscoli e arricchisce il sangue. Preso anche in gran quantità, non causa che disordini momentanei. Ecco una sostanza
che interrompe le funzioni digestive, che indebolisce le membra e che può causare un'ebbrezza di ventiquattr'ore. Il vino
esalta la volontà, l'hascisc l'annienta. Il vino è un supporto fisico, l'hascisc è un arma per il suicidio. Il vino rende buoni
e socievoli. L'hascisc isola. L'uno, per così dire è operoso, l'altro è essenzialmente pigro. Per che cosa, infatti, lavorare,
faticare, scrivere, fabbricare qualsiasi cosa, quando si può in un solo istante conquistare il paradiso? Infine il vino è fatto
per il popolo che lavora e che merita di berne. L'hascisc appartiene alla classe delle gioie solitarie; è fatto per i
miserabili oziosi. Il vino è utile, produce risultati fruttuosi. L'hascisc è inutile e pericoloso.*
* Occorre menzionare solo a titolo di curiosità il tentativo fatto recentemente di applicare l'hascisc alla cura
della follia. Il folle che assume l'hascisc contrae una follia che scaccia l'altra, e quando l'ebbrezza è passata, la vera
pazzia, che è lo stato normale del folle, riprende il sopravvento, come la ragione e la salute in noi. Qualcuno si è dato lapena di scrivere un libro su questo argomento. Il medico che ha inventato questo bel sistema non è per niente filosofo.
*ricordo che quest'uomo aveva una visione al quanto peculiare di certe cose , per tanto certe espressioni e affermazioni sono da interpretare e prendere come considerazioni personali*
(trovate tutto qui)
L'HASHISH
Quando si fa la raccolta della canapa, avvengono talvolta strani fenomeni nei lavoratori maschi e femmine. Si
direbbe | che dalla messe si levi non so quale spirito che dà vertigini, che circola intorno alle gambe e sale
maliziosamente fino al cervello. La testa del mietitore è piena di ebbrezza, altre volte è carica di sogni. Le membra si
indeboliscono e rifiutano il lavoro. Del resto, sono capitati a me fenomeni analoghi quando, bambino, giocavo e
rotolavo tra i mucchi di erba medica.
Si è cercato di estrarre dell'hascisc dalla canapa di Francia. Finora tutti i tentativi sono stati inutili, e gli
arrabbiati che vogliono a ogni costo procurarsi magici godimenti, hanno continuato a servirsi dell'hascisc che avevaattraversato il Mediterraneo, fatto cioè con canapa indiana o egiziana. La composizione dell'hascisc si ottiene da un
decotto di canapa indiana, di burro e di una piccola quantità di oppio.
Ecco una marmellata verde, singolarmente odorosa, talmente odorosa che provoca una certa repulsione, come
farebbe, del resto, ogni odore sottile portato alla sua massima forza e per così dire densità. Prendetene una quantità
grande come una noce, riempitene un cucchiaino, e possedete la felicità; la felicità assoluta con tutte le ebbrezze, tutte le
follie della gioventù, e anche le sue infinite beatitudini. Ecco la felicità, sotto forma di una piccola porzione di
marmellata; prendetene senza paura, non si muore; gli organi fisici non ne ricevono nessun grave inconveniente. Forse
la vostra volontà ne sarà sminuita, ma questo è un altro discorso.
Generalmente per dare all'hascisc tutta la sua forza e intensità, bisogna stemperarlo nel caffè nero molto caldo,
e prenderlo a digiuno; il pranzo è rinviato alle dieci o a mezzanotte; è permessa solo una minestra molto leggera.
Un'infrazione a questa regola così semplice, provocherebbe o il vomito, poiché il pranzo litigherebbe con la droga, o
l'inefficacia dell'hascisc. Molti ignoranti o imbecilli che si comportano così, accusano l'hascisc di impotenza.
Appena ingerita la piccola droga, operazione che, del resto, richiede una certa risoluzione, perché, come ho già
detto, la mistura ha un odore così forte che causa ad alcuni conati di vomito, vi troverete immediatamente in uno stato
ansioso. Avete vagamente inteso parlare dei meravigliosi effetti dell'hascisc, la vostra immaginazione si è fatta un'idea
particolare, un'idea di ebbrezza, e non vedete l'ora di sapere se la realtà, se il risultato sarà adeguato alla vostra
aspettativa. Il tempo che si interpone tra l'assunzione della bevanda e i primi sintomi varia secondo i temperamenti e
anche secondo l'abitudine. Le persone che conoscono e praticano l'hascisc sentono talvolta, in capo a una mezz'ora, i
primi sintomi del suo effetto.
Ho dimenticato di dire che, siccome l'hascisc causa nell'uomo un'esasperazione della personalità e parimenti
una viva percezione delle circostanze e degli ambienti, converrebbe non sottoporsi alla sua azione se non in ambienti e
circostanze favorevoli. Come ogni gioia, ogni benessere si manifestano dilatati, così ogni dolore, ogni angoscia sono
immensamente profondi. Se dovete sbrigare qualche faccenda spiacevole, se il vostro spirito propende allo spleen, se
avete una cambiale da pagare, non fate da soli una simile esperienza. L'ho detto, l'hascisc non si concilia con l'azione.
Non consola come il vino; non fa che sviluppare oltre misura la personalità umana nelle circostanze in cui si trova al
momento. Per quanto possibile, occorre un bell'appartamento o un bel paesaggio, uno spirito libero e spigliato, e alcuni
complici il cui temperamento intellettuale sia vicino al vostro; e perché no, anche un po' di musica.
Per la maggior parte del tempo, i novizi, alla loro prima iniziazione, si lamentano della lentezza degli effetti. Li
aspettano con ansia, e poiché ciò non avviene abbastanza in fretta come vorrebbero, diventano spavaldi e increduli,
tanto da divertir molto chi è pratico della cosa e conosce l'azione dell'hascisc. Non c'è nulla di più comico che veder
apparire e moltiplicarsi i primi attacchi nel bel mezzo di questa incredulità. All'inizio L una certa sciocca e irresistibile
ilarità si impadronisce di voi. Le parole più volgari, le idee più semplici prendono una fisionomia bizzarra e nuova.
Questa allegria è proprio insopportabile anche a voi che la provate; ma è inutile opporsi. Il demone vi ha invaso; tutti gli
sforzi che farete per resistere non serviranno che ad accelerare il progredire del male. Ridete della vostra stupidità e
della vostra follia; i vostri compagni vi ridono sotto il naso, e non ce l'avete con loro, perché la benevolenza comincia a
manifestarsi.
Questa languida allegria, questo malessere nella gioia, questa insicurezza, questo oscillare dell'alterazione dura
generalmente poco. Capita talvolta che persone totalmente incapaci di fare giochi di parole, improvvisino interminabili
sfilze di calembours, associazioni di idee del tutto improbabili, e fatte per sviare i più abili maestri di quest'arte bislacca.
In pochi minuti i nessi delle idee divengono così vaghi, i fili che tengono uniti i vostri concetti sono così tenui, che
possono capirvi soltanto i vostri complici, i vostri correligionari. I vostri folleggiamenti, i vostri scoppi di risa appaiono
il colmo della stupidità a chiunque non sia nel vostro stesso stato.
La saggezza di questo infelice vi diverte oltre misura, il suo sangue freddo vi spinge agli ultimi confini
dell'ironia; vi appare il più folle e il più ridicolo di tutti gli uomini. Quanto ai vostri compagni, vi intendete
perfettamente con loro. Ben presto vi intendete solo con gli occhi. In effetti è una situazione abbastanza comica quella
di uomini che godono di un'allegria incomprensibile per chi non si trova nei loro stesso mondo. Hanno una profonda
compassione di lui. Da quel momento, l'idea di superiorità avanza all'orizzonte del vostro intelletto. Presto crescerà
smisuratamente.
In questa prima fase, sono stato testimone di due scene abbastanza grottesche. Un celebre musicista, che
ignorava le proprietà dell'hascisc, e forse non ne aveva mai sentito parlare, capita in un gruppo in cui quasi tutti ne
avevano preso. Si tenta di fargli capire i suoi meravigliosi effetti. Egli ride con garbo, come un uomo che si presta per
qualche istante, proprio per spirito di buona creanza, perché è educato. Si ride molto; perché l'uomo che ha preso
l'hascisc è dotato, in un primo momento, di una meravigliosa intelligenza del comico. Gli scoppi di risa, gli
incomprensibili eccessi, gli inestricabili giochi di parole, i gesti barocchi continuano. Il musicista dichiara che questa
imitazione caricaturale di artisti è goffa, che d'altra parte dev'essere faticosa per gli autori.
La gioia aumenta: «Questa imitazione caricaturale è forse buona per voi, non per me», dice. «Basta che sia
buona per noi», replica egoisticamente uno dei malati. Scoppi di risa interminabili riempiono la sala. Il mio uomo si
arrabbia e vuole andarsene. Qualcuno chiude la porta e nasconde la chiave. Un altro si inginocchia davanti a lui, e
piangendo gli dichiara, a nome di tutta la combriccola, che, se sono commossi e profondamente impietositi per lui e per
la sua inferiorità, nondimeno saranno animati da eterna benevolenza.
Lo si supplica di suonare della musica, e lui si rassegna. Appena il violino s'era fatto sentire, i suoni,
diffondendosi nell'appartamento, avvincevano a caso qualcuno dei malati. Non si udivano che sospiri profondi,singhiozzi, gemiti laceranti, torrenti di lacrime. Il musicista, scosso, si interrompe, crede di essere in una casa di folli. Si
avvicina a quello la cui beatitudine faceva più chiasso; gli chiede se soffre molto e ciò che bisognerebbe fare per dargli
sollievo. Uno spirito positivo, che neppure lui aveva assaggiato la beatifica droga, propone della limonata e qualcosa di
acido. Il malato, con l'estasi negli occhi, lo guarda con sprezzo indicibile; è il suo orgoglio che lo salva dalle ingiurie più
gravi. Difatti, cosa c'è di più adatto a esasperare un malato di gioia se non volerlo guarire?
Ecco, secondo me, un fenomeno estremamente curioso: una domestica, incaricata di portare tabacco e bibite
fresche a persone ebbre di hascisc, vedendosi circondata da gente bizzarra, da pupille smisuratamente dilatate, e come
circuita da un'atmosfera malsana, da una follia collettiva, presa da un insensato scoppio di risa, lascia cadere il vassoio
che si rompe con tutte le tazze e i bicchieri, e fugge spaventata a gambe levate. Tutti si mettono a ridere. Il giorno dopo,
ha confessato di aver provato per parecchie ore qualcosa di singolare, d'essersi sentita tutta strana, tutta non so come.
Eppure non aveva assunto hascisc.
La seconda fase si preannunzia con una sensazione di freddo alle estremità, una grande debolezza; avete, come
si dice, mani di pasta, una pesantezza di testa e uno stordimento generale in tutto il vostro essere. Gli occhi si dilatano,
sono come afferrati, in tutti i sensi, da un'estasi implacabile. Il volto si riempie di pallore, e diviene livido e verdastro.
Le labbra si contraggono, si accorciano e sembrano voler ritirarsi all'interno. Vi sfuggono dal petto sospiri rochi e
profondi, come se la vostra antica natura non potesse sopportare il peso di quella nuova. I sensi acquistano un'acutezza e
un'intensità straordinarie. Gli occhi squarciano l'infinito. L'orecchio coglie i suoni più impercettibili in mezzo ai rumori
più acuti.
Le allucinazioni cominciano. Gli oggetti esterni assumono apparenze mostruose. Vi si rivelano sotto forme
prima sconosciute. Poi si deformano, si trasformano, e infine entrano nel vostro essere, o meglio voi entrate in loro. Si
compiono le più singolari ambiguità, le più inesplicabili trasposizioni di idee. I suoni hanno un colore, i colori una
musica. Le note musicali sono numeri e risolvete con rapidità fulminea via via che la musica fluisce nel vostro orecchio
calcoli aritmetici che hanno del prodigio. Siete seduti e fumate; credete di essere seduti sulla vostra pipa, e siete voi che
la vostra pipa fuma; siete voi che vi esalate sotto forma di nuvole azzurrognole.
Vi trovate bene, una sola cosa vi preoccupa e vi inquieta. Come farete ad uscire dalla vostra pipa? Questa
fantasia dura un'eternità. Con grande sforzo un intervallo di lucidità vi permette di guardare il pendolo. L'eternità è
durata un minuto. Siete presi in un'altra corrente di idee; sarete presi per un minuto nel suo vivente gorgo, e questo
minuto sarà ancora una eternità. Le proporzioni del tempo e dell'essere sono disturbate dall'innumerevole moltitudine e
dall'intensità delle sensazioni e delle idee. Si vivono parecchie vite d'uomo nello spazio di un'ora. È proprio questo il
soggetto di La peau de chagrin. Non c'è più equazione tra organi e godimento.
Di tanto in tanto la personalità scompare. L'oggettività che rende panteistici certi poeti e i grandi attori diviene
tale che vi confondete con gli esseri esterni. Eccovi albero mugghiante al vento, mentre racconta alla natura melodie
vegetali. Ora vi librate nell'azzurro del cielo immensamente dilatato. Ogni dolore è scomparso. Non lottate più, siete
trasportati, non siete più padrone di voi stessi e non vi affliggete. Fra poco l'idea del tempo scomparirà completamente.
Ancora, di tanto in tanto, un breve risveglio. Vi sembra di uscire da un mondo meraviglioso e fantastico. Mantenete, è
vero, la facoltà di osservarvi, e domani avrete conservato il ricordo di alcune delle vostre sensazioni. Ma, questa facoltà
psicologica, non potete applicarla. Vi sfido a temperare una penna o una matita; sarebbe una fatica che supera le vostre
forze.
Altre volte la musica vi racconta poemi infiniti, vi introduce in drammi spaventosi o fatati. Si associa con gli
oggetti che sono sotto i vostri occhi. I dipinti del soffitto, pur mediocri o brutti, si animano di una vita terribile. L'acqua
limpida e incantatrice scorre nel prato che trema. Le ninfe dalle carni radiose vi guardano con grandi occhi più limpidi
dell'acqua e dell'azzurro. Vi collochereste nelle più mediocri pitture, nelle più volgari tappezzerie delle locande.
Ho notato che l'acqua assumeva un fascino pauroso per tutte le menti un poco artistiche illuminate dall'hascisc.
Le acque correnti, i getti d'acqua, le cascate armoniose, l'azzurra immensità del mare, scorrono, dormono, cantano nel
profondo del vostro spirito. Forse non sarebbe bene lasciare un uomo in tale stato sul bordo di un'acqua limpida; come il
pescatore della ballata, si lascerebbe forse trascinare nell'abisso dall'Ondina.
Verso la fine della serata, si può mangiare, ma l'operazione non si svolge senza fatica. Ci si trova così al di
sopra dei fatti materiali che certamente si preferirebbe restare sdraiati lunghi distesi nel fondo del proprio paradiso
intellettuale. Alcune volte, però, l'appetito si sviluppa in modo straordinario; ma ci vuole grande coraggio per muovere
una bottiglia, una forchetta, un coltello.
La terza fase, distinta dalla seconda per un acutizzarsi della crisi, per un'ebbrezza vertiginosa seguita da un
nuovo malessere, è qualcosa di indescrivibile. È ciò che gli orientali chiamano kief; è la felicità assoluta. Non è più
qualcosa di turbinoso e tumultuoso. Tutto è impassibile e quieto. È una beatitudine calma e immobile. Ogni problema
filosofico è risolto. Tutte le ardue questioni contro le quali si ingegnano i teologi e che fanno la disperazione
dell'umanità razionale, sono limpide e chiare. Ogni contraddizione è divenuta unità. L'uomo è divenuto dio.
C'è in voi qualcosa che dice: «Tu sei superiore a tutti gli uomini, nessuno capisce ciò che pensi, ciò che adesso
senti. Sono perfino incapaci di capire l'immenso amore che provi per loro. Ma non bisogna odiarli per questo; è
necessario avere pietà di loro. Un mondo immenso di felicità e di virtù s'apre davanti a te. Nessuno saprà mai a quale
grado di virtù e di intelligenza sei giunto. Vivi nella solitudine del tuo pensiero, ed evita di affliggere gli uomini».
Uno degli effetti più grotteschi dell'hascisc è il timore, spinto fino alla più meticolosa mania, di affliggere
chiunque. Mascherereste anche, se ne aveste la forza, lo stato fuor di natura in cui vi trovate, per non causare
inquietudine all'ultimo degli uomini.In questo stato supremo, l'amore, nelle menti tenere e artistiche, assume le forme più singolari e si presta alle
più barocche combinazioni. Uno sfrenato libertinaggio può unirsi a un sentimento di paternità ardente e affettuosa.
La mia ultima osservazione non sarà la meno curiosa. Quando, il mattino dopo, vedete che il giorno ha
occupato la vostra stanza, la prima sensazione sarà di profondo stupore. Il tempo era completamente scomparso. Poco fa
era la notte, ora è il giorno. «Ho dormito, o non ho dormito? La mia ebbrezza è forse durata tutta la notte, e, annullata la
nozione del tempo, l'intera notte non ha avuto per me che il valore di un secondo? oppure, sono stato avvolto nelle
ombre di un sonno pieno di visioni?». È impossibile saperlo.
Vi sembra di provare un benessere e una meravigliosa leggerezza di spirito; nessuna fatica. Appena siete in
piedi, però, ecco che un vecchio strascico di ebbrezza si manifesta. Le vostre deboli gambe vi conducono con timidezza,
temete di rompervi come un oggetto fragile. Un profondo languore, che non manca di fascino, si impossessa del vostro
animo. Siete incapaci di lavoro e di energia nell'azione.
È la meritata punizione dell'empia prodigalità con cui avete fatto un così grande dispendio di fluido nervoso.
Avete gettato la vostra personalità ai quattro venti, e adesso fate fatica a raccoglierla e a concentrarla.
V
Non voglio affermare che l'hascisc produca su qualsiasi persona tutti gli effetti che ho descritto. Ho raccontato
pressappoco i fenomeni che generalmente si producono, salvo qualche variante, nelle menti artistiche e filosofiche. Ma
ci sono temperamenti nei quali questa droga sviluppa solo una follia rabbiosa, una violenta allegria simile alla vertigine,
alle danze, ai salti, al battito frenetico dei piedi, agli scoppi di risa. Sono dominati, per così dire da un hascisc tutto
materiale. Sono insopportabili agli spiritualisti che li trattano con grande compassione. La loro volgare personalità fa
scalpore. Ho visto una volta un magistrato rispettabile, un uomo d'onore, come dicono di sé stesse le persone di mondo,
uno di quegli uomini la cui serietà artificiale impressiona sempre, mettersi improvvisamente, nel momento in cui
l'hascisc dilagò in lui, a ballare un cancan dei più indecenti. Il mostro interiore e veritiero si rivelava. Quell'uomo che
giudicava le azioni dei suoi simili, questo Togatus aveva imparato il cancan di nascosto.
Così si può affermare che questa impersonalità, questo oggettivismo di cui ho parlato, e che altro non è che lo
sviluppo eccessivo dello spirito poetico, non si troverà mai nell'hascisc di queste persone.
VI
In Egitto, il governo proibisce la vendita e il commercio dell'hascisc, almeno all'interno del paese. Gli infelici
che nutrono questa passione vanno dal farmacista a prendere la loro piccola dose già preparata, col pretesto di comprare
un'altra droga. Il governo egiziano ha davvero ragione. Mai uno Stato ragionevole potrebbe reggersi con l'uso
dell'hascisc. Esso non crea né dei guerrieri né dei cittadini. In effetti, è proibito all'uomo, pena il decadimento e la morte
intellettuale, guastare le condizioni primordiali della sua esistenza, e rompere l'equilibrio tra le proprie facoltà e
l'ambiente. Se esistesse un governo che avesse interesse a corrompere i suoi sudditi, non avrebbe che da incoraggiare
l'uso dell'hascisc.
Si dice che questa sostanza non causa nessun male fisico. È vero, almeno finora. Giacché non so fino a qual
punto si possa dire che un uomo, che non facesse che sognare e fosse incapace di azione stia bene, quand'anche tutte sue
membra fossero in buono stato. Ma è la volontà che è minata, ed è l'organo più prezioso. Un uomo che può procurarsi
all'istante, con un cucchiaio di marmellata, tutti i beni del cielo e della terra, non ne acquisterà mai la millesima parte
con il lavoro. Bisogna innanzitutto vivere e lavorare.
Mi è venuta l'idea di parlare del vino e dell'hascisc nello stesso articolo, perché in effetti c'è in loro qualcosa di
comune: l'eccessivo sviluppo poetico dell'uomo. L'inclinazione frenetica dell'uomo per tutte le sostanze, salutari o
rischiose, che esaltano la sua personalità, testimonia della sua grandezza. Perché aspira sempre a riaccendere le proprie
speranze e a elevarsi verso l'infinito. Ma bisogna vedere i risultati. Ecco un liquore che attiva la digestione, fortifica i
muscoli e arricchisce il sangue. Preso anche in gran quantità, non causa che disordini momentanei. Ecco una sostanza
che interrompe le funzioni digestive, che indebolisce le membra e che può causare un'ebbrezza di ventiquattr'ore. Il vino
esalta la volontà, l'hascisc l'annienta. Il vino è un supporto fisico, l'hascisc è un arma per il suicidio. Il vino rende buoni
e socievoli. L'hascisc isola. L'uno, per così dire è operoso, l'altro è essenzialmente pigro. Per che cosa, infatti, lavorare,
faticare, scrivere, fabbricare qualsiasi cosa, quando si può in un solo istante conquistare il paradiso? Infine il vino è fatto
per il popolo che lavora e che merita di berne. L'hascisc appartiene alla classe delle gioie solitarie; è fatto per i
miserabili oziosi. Il vino è utile, produce risultati fruttuosi. L'hascisc è inutile e pericoloso.*
* Occorre menzionare solo a titolo di curiosità il tentativo fatto recentemente di applicare l'hascisc alla cura
della follia. Il folle che assume l'hascisc contrae una follia che scaccia l'altra, e quando l'ebbrezza è passata, la vera
pazzia, che è lo stato normale del folle, riprende il sopravvento, come la ragione e la salute in noi. Qualcuno si è dato lapena di scrivere un libro su questo argomento. Il medico che ha inventato questo bel sistema non è per niente filosofo.
*ricordo che quest'uomo aveva una visione al quanto peculiare di certe cose , per tanto certe espressioni e affermazioni sono da interpretare e prendere come considerazioni personali*
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